È uno dei più grandi orango presenti sul pianeta, ma anche la specie di scimmia a più grave rischio di estinzione. È l’orango Tapanuli.
È uno dei più grandi orango presenti sul pianeta, ma anche la specie di scimmia a più grave rischio di estinzione. È l’orango Tapanuli (Pongo tapanuliensis) e vive in Indonesia. La sua estinzione, secondo quanto riportato dal giornale statunitense The Hill, potrebbe essere purtroppo più vicina di quanto previsto.
Sono meno di 800 infatti gli esemplari viventi di questa specie, tutti concentrati sulle montagne di Batang Toru (Nord Sumatra). Già classificato come Critically Endangered (ovvero a un passo dall’estinzione) dalla IUCN, ora l’allarme per l‘orango di Tapunuli (Pongo tapanuliensis) arriva da uno studio pubblicato lo scorso gennaio dal giornale PLOS One, gli esemplari rimasti occuperebbero meno del 3% dell’habitat che occupavano alla fine dell’800. Le cause dell’estinzione di questo orango sono diverse e, ovviamente, tutte imputabili all’uomo: deforestazione, caccia, traffico di selvaggina e il progetto (per ora ancora sulla carta) di una nuova centrale idroelettrica che dovrebbe essere costruita sul fiume dell’area montuosa. (Leggi anche: Oranghi vicini all’estinzione per colpa dell’olio di palma (VIDEO))
Se più dell’1% della popolazione adulta venisse ucciso, catturato o trasferito ogni anno, questo orango è destinato a diventare la prima specie di grande scimmia a estinguersi nell’era moderna, secondo una previsione del professor Erik Meijaard – fondatore del gruppo di Borneo Futures, che prova a conciliare la conservazione della vita selvaggia con lo sviluppo ecosostenibile. Lo studio, basato sulle testimonianze storiche della regione, ha dimostrato che queste scimmie sono state portate nel loro attuale habitat sulle montagne di Batang Toru dai cacciatori. Gli altopiani non rappresentano l’ambiente ideale per la vita di questi animali, che tuttavia vi restano legati malgrado siano in grado di spostarsi – almeno in teoria – all’interno di una varietà di ambienti (incluse aree pianeggianti) per massimizzare le loro chance di sopravvivenza.
La minaccia della centrale idroelettrica sconvolgerebbe anche questo habitat limitato. I 301 acri (122 ettari) destinati alla costruzione della centrala bloccherebbero infatti la fusione fra le diverse tribù di Tapanuli orangutans. Questo porterebbe a incesti e limiterebbe la diversità genetica della specie, causando quella che gli scienziati chiamano “depressione da consanguineità” o inbreeding – in pratica un indebolimento della specie (minori capacità riproduttive, aumento della mortalità, incapacità di adattamento alle variazioni ambientali, scarsa resistenza alle malattie) che ne aumenta il rischio di estinzione. I lavori per la costruzione della centrale si sono per ora interrotti a causa dell’emergenza sanitaria in atto. Il progetto ha perso inoltre il finanziamento principale da parte della Banca della Cina, pertanto la costruzione potrebbe rimanere ferma per molti anni. Il professor Meijaard e il suo team sperano che questa pausa forzata possa spingere il governo locale a fare un passo indietro e a valutare soluzioni per tutelare gli orango a rischio.
Fonte: The Hill
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