Pesticidi neonicotinoidi e api, nonostante i divieti e le limitazioni introdotte in Europa c'è il rischio che queste sostanze, dannose per la salute degli insetti impollinatori, possano tornare "dalla porta di servizio"
Pesticidi neonicotinoidi e api, nonostante i divieti e le limitazioni introdotte in Europa c’è il rischio che queste sostanze, dannose per la salute degli insetti impollinatori, possano tornare “dalla porta di servizio”.
A lanciare l’allarme è Greenpeace, basandosi su una relazione della European Food Safety Authority (EFSA), secondo cui la maggior parte dei pesticidi neonicotinoidi utilizzati rappresentano un rischio per la api, nonostante la Commissione europea abbia deciso di imporre il divieto quasi totale di tre pestidici ad aprile 2018.
Circa quattro mesi fa, infatti, l’UE ha messo al bando tre pesticidi nocivi per le api (imidacloprid e clothianidin Bayer e thiamethoxam di Syngenta). Ma ONG e apicoltori temono che 13 Stati membri stiano cercando di aggirare l’ostacolo, sfruttando le deroghe sulle restrizioni in casi di particolare urgenza.
“La Commissione Juncker vuole essere percepita come amica delle api, ma il divieto di utilizzo di pesticidi assassini delle api non è molto utile se i governi nazionali sono autorizzati a concedere delle deroghe” ha detto Franziska Achterberg, consulente di Greenpeace per la politica alimentare dell’UE.
Di fatto, come spiega la stessa Efsa, i governi degli Stati membri hanno la facoltà di ignorare le restrizioni e rilasciare autorizzazioni di emergenza nei casi in cui vi siano evidenze che il rischio derivante da specifici organismi nocivi vegetali non possa essere contenuto con altri mezzi.
Se di emergenza si tratta, tale dovrebbe rimanere, limitandosi solo ai casi eccezionali e non per aggirare le restrizioni e consentire agli agricoltori di continuare a utilizzare sostanze chimiche pericolose che l’UE ha vietato.
A finire nel mirino è la stessa Efsa, accusata da Greenpeace di concedere con manica troppo larga le autorizzazioni di emergenza ai paesi membri dell’UE per i neonicotinoidi.
Come riporta Euractiv, alcuni stati membri stanno approfittando della situazione per aggirare il divieto, mentre l’Efsa ritiene “fuorviante” mescolare le autorizzazioni di emergenza con la decisione di un divieto totale.
Inotre, le Ong stanno mettendo in dubbio la base scientifica delle relazioni dell’EFSA sottolineando che essa non ha preso in considerazione altri metodi di controllo dei parassiti non chimici, a prescindere dalla loro fattibilità e dall’efficienza.
“L’unico criterio che l’EFSA ha utilizzato per giudicare se un neonicotinoide vietato dovesse essere usato è stata la disponibilità di un altro neonicotinoide”, sostengono le ONG. “Riteniamo pertanto che l’EFSA non abbia la competenza e la necessaria sperimentazione agricola per valutare tutti i metodi di controllo dei parassiti alternativi disponibili agli agricoltori”.
La risposta dell’Efsa
“Tutte le valutazioni scientifiche dell’EFSA si basano su una valutazione approfondita dei dati disponibili utilizzando metodologie scientifiche trasparenti. In questo caso, l’EFSA ha ricevuto il mandato di utilizzare questa metodologia, che è stata pubblicato ad aprile 2017 prima dei risultati che sono attualmente oggetto di critiche”, ha detto un funzionario EFSA. “L’EFSA ha confermato che i neonicotinoidi presentano dei rischi per le api nel suo parere emesso a febbraio 2018”.
Fatta la legge…
D’altra parte vi avevamo già raccontato che altri pesticidi della stessa famiglia sono attualmente consentiti in Europa, in particolare acetamiprid, thiacloprid, sulfoxaflor e flupyradifurone.
L’unica soluzione veramente efficace sarebbe quella di bandire totalmente tutti i neonicotinoidi, non solo tre.
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Francesca Mancuso