E’ stato ribattezzato con il nome di Nazzareno, l’esemplare maschio di tartaruga marina Caretta caretta che il Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone ha salvato da una morte certa dovuta alla presenza di plastica nello stomaco e ad una ferita lacero-contusa sul carapace.
È stato ribattezzato con il nome di Nazzareno, l’esemplare maschio di tartaruga marina Caretta caretta che il Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone ha salvato da una morte certa dovuta alla presenza di plastica nello stomaco e ad una ferita lacero-contusa sul carapace.
Torniamo a parlare di loro, dei volontari del Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone diretto da Filippo Armonio che questa volta assieme alla Capitaneria di Porto di Messina ha soccorso lunedì scorso, un grosso esemplare maschio di tartaruga marina Caretta caretta, del peso di oltre 90 kg e una lunghezza complessiva di 1,5 mt circa.
Nazzareno, chiamato così in onore al Comandante della Capitaneria di Porto di Messina, Nazzareno Laganà, si trovava alla deriva nelle acque a largo di Torre Faro, nello stretto di Messina e mostrava evidenti difficoltà di immersione.
“C’è stato un inseguimento di circa mezz’ora prima di essere certi che il carapace avesse bisogno di aiuto. E ne aveva eccome”, racconta il diportista della Guardia Costiera.
“Nonostante le dimensioni davvero notevoli e le difficoltà nella gestione del recupero di un esemplare così grande e selvatico, il personale della Capitaneria non ha esitato un attimo ad applicare tutto il protocollo di messa in sicurezza dell’animale in attesa del nostro arrivo, e questo per noi è importantissimo, perché permette di ridurre al minimo le fonti di stress e agevolare le cure ad un animale che versa già in condizioni critiche” afferma Tania Il Grande, del CRTM Brancaleone.
La tartaruga adesso si trova al sicuro, è stata sottoposta ai primi accertamenti ed è già in atto la terapia per curare la ferita sul carapace. Ciò che lascia ancora una volta sconcertati è che Nazzareno è l’ennesima vittima della plastica in mare, i problemi di immersioni sono sicuramente dovuti alla presenza di plastica nel suo stomaco.
“In questi giorni sarà sottoposta ad ulteriori indagini diagnostiche approfondite grazie alla preziosa collaborazione di Antonio Di Bello, medico veterinario e docente universitario altamente specializzato nella cura di questi animali marini”, spiegano dal CRTM.
Purtroppo le tartarughe, così come gli altri animali marini sono sempre più a rischio soprattutto perché secondo il World Economic Forum in collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation, entro il 2050 gli oceani accoglieranno più plastica che pesci. Quella che potrebbe sembrare una visione catastrofica in realtà purtroppo non lo è, perché ogni giorno documentiamo situazioni simili a quella di Nazzareno.
“È un evento molto raro dalle nostre parti avvistare un esemplare maschio adulto di questa grandezza. Peccato che l’emozione iniziale lasci il posto, subito dopo, all’angoscia per ciò che la maggior parte di questi animali deve subire a causa delle attività umane quali la pesca e l’inquinamento. Siamo sempre più convinti che la sensibilizzazione delle generazioni future sia l’unica strada per salvare il nostro mare”, conclude Filippo Armonio, responsabile CRTM Brancaleone.
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Dominella Trunfio