Una teoria singolare che, secondo un docente della University of Derby, potrebbe essere la spiegazione agli avvistamenti dei mostri marini che hanno dato vita alle tantissime leggende tutt'oggi in circolazione. Questa teoria, tuttavia, non vale per il mostro di Loch Ness
Quando si parla di mostri marini, fioccano leggende e racconti mitici che cantastorie e viandanti di tutto il mondo hanno narrato, celebrando le imprese degli esploratori nei mari più impervi abitati da queste creature mitologiche.
Moltissime di queste leggende sono giuste sino a noi grazie agli schizzi dei viaggiatori o degli esploratori stessi che riportavano su carta quanto i loro occhi osservavano, non potendo certo fotografarlo. E così disegni e rappresentazioni di mostri marini dai giganteschi tentacoli e dai denti affilatissimi sono arrivati in ogni angolo del mondo, ispirando romanzi e cortometraggi.
Secondo il professor Michael Sweet, docente di biologia della University of Derby, però quello che i marinai ed i condottieri avrebbero scorto in mare non sarebbero realmente alcune parti a pelo d’acqua di creature mostruose che, dagli abissi, erano pronte ad emergere ed inghiottire flotte intere, quanto i peni delle balene in erezione.
Sweet ha infatti condiviso alcune foto di balenottere azzurre Balaenoptera musculus mostrando i loro peni che possono raggiungere per questa specie i 3 metri di lunghezza.
Back in day, travellers/explorers would draw what they saw. This is where many sea monster stories come from ie. tentacled and alienesque appendages emerging from the water – giving belief to something more sinister lurking beneath….however, many cases it was just whale dicks. pic.twitter.com/6ZH1nJZvB1
— Prof. Michael Sweet FRSB (@DiseaseMatters) April 8, 2022
La sua spiegazione può sembrare improbabile, ma l’esperto suggerisce che in realtà molti degli avvistamenti sinistri nel corso della storia siano stati solamente incontri ravvicinati con balene in stato di eccitazione.
Ad avvalorare la sua teoria vi sono anche studi scientifici precedenti che hanno analizzato alcuni casi famosi di mostri marini come quello in cui si imbatté il missionario scandinavo Hans Egede che descrisse la terribile creatura come
un animale marino davvero terribile, che si innalzava al di sopra delle acque, la cui testa sormontava il nostro albero maestro. Aveva un muso lungo e appuntito, e sfiatava come una balena”.
Così si legge in una ricerca pubblicata nel 2005 in Archives of Natural History dove è proprio lo stesso Egede a paragonare quell’animale marino ad una balena.
Ho usato l’immagine di Nessie solo come esempio di come le persone pensano sia l’aspetto dei mostri marini”
ha detto il professor Sweet, sottolineando però che per quest’ultimo la sua teoria non è applicabile, trovandosi Nessi nel famosissimo lago Loch Ness e non in mare aperto.
Fonte: Michael Sweet/Twitter
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