Nuova moria di pesci nel Tevere, un enorme disastro ambientale che potrebbe essere causato da pesticidi vietati

Ancora moria di pesci nel Tevere. Per la seconda volta in un mese, centinaia di carcasse sono state avvistate all’altezza del ponte Vittorio Emanuele II.

Ancora moria di pesci nel Tevere. Per la seconda volta in un mese, centinaia di carcasse sono state avvistate all’altezza del ponte Vittorio Emanuele II.

Una strage che potrebbe essere legata alla presenza di pesticidi nell’acqua.

Inermi a galla in centinaia. Sono cefali e barbi tiberini che sono morti misteriosamente nella Capitale. A lanciare l’allarme sono i Verdi del Lazio.

“Pubblichiamo questo video ripreso adesso sul Lungotevere, vicino al Ponte Vittorio Emanuele II, dove è in atto un vero proprio massacro di pesci e fauna acquatica, tra gli sguardi e i commenti sbigottiti dei turisti. Abbiamo già inoltrato i documenti visivi all’ARPA Lazio e alla Protezione Civile chiedendo l’immediato intervento”, scrivono.

I Verdi chiedono che ‘si verifichi rapidamente chi ha causato questa carneficina che mette in pericolo l’ecosistema del Tevere con un intervento dei Carabinieri Forestali per indagine urgente e non più rinviabile”.

Si parla già di disastro ecologico e gli ambientalisti promettono che presenteranno un esposto alla Procura della Repubblica di Roma. Avevamo già parlato di questa moria e anche di quella tra Castellanza e Legnano, lungo l’Olona dove è da giorni che i cittadini segnalano le numerose morti tra i pesci che popolano il fiume. A quanto pare, il Tevere non è un posto tranquillo. Già nelle settimane scorse, dopo i primi decessi, Asl Rm1 e Arpa Lazio avevano eseguito analisi sui pesci e sulla qualità delle acque e avevano riscontrato la presenza nell’acqua di neonicotinoidi, per giunta vietati in Unione europea per i rischi che portano sulle api selvatiche e risultano tossici per gli invertebrati, come gli insetti. I pesticidi potrebbero essere stati trasportati nel fiume dalle piogge che hanno interessato Roma nel weekend scorso.

Il Tevere in questo periodo ha comunque una bassa portata idrica ed i pesci di dimensioni più grandi stanno soffrendo per la scarsa presenza di ossigeno. Le indagini sono comunque in corso, soprattutto perché come dicevamo l’utilizzo del nicotinoide in agricoltura è vietato.

“La strage dei poveri pesci deve finire. Già in passato abbiamo assistito a episodi di questo tipo, e chiediamo anche stavolta che sia fatta luce su questo grave episodio che colpisce la biodiversità della capitale e del suo hinterland,- commenta Rita Corboli, delegata romana dell’Oipa -Facciamo appello alle istituzioni affinché mettano in campo ogni risorsa necessaria. Se dovessero emergere delle responsabilità penali, l’Oipa si costituirà parte civile”.

Intanto il reparto Tutela del Tevere della Polizia Locale di Roma Capitale fa sapere di aver “effettuato un sopralluogo, con Arpa e Asl, rispetto alla moria di pesci che ha interessato il fiume Tevere, nel tratto tra Ponte Vittorio e Ponte Umberto I”.

Dagli accertamenti si cercherà di capire a cosa sia dovuta questa strage.

Fonte: Europa Verde-Verdi di Roma

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