La mattanza dei delfini ricomincia. Ogni anno a Taiji, in Giappone, vengono massacrati, tra atroci sofferenze, oltre 22 mila piccoli cetacei, tra tursiopi, grampi e globicefali, e anche quest'anno, purtroppo, a partire dal 1 settembre 2012 la baia della morte si ridipingerà di rosso.
La mattanza dei delfini ricomincia. Ogni anno a Taiji, in Giappone, vengono massacrati, tra atroci sofferenze, oltre 22 mila piccoli cetacei, tra tursiopi, grampi e globicefali, e anche quest’anno, purtroppo, a partire dal 1 settembre 2012 la baia della morte si ridipingerà di rosso.
Per questo, dal Messico al Canada, dall’Australia agli Usa, in tutti i continenti il network internazionale per la difesa dei cetacei si sta mobilitando per fermare questo orrore. A Roma l’Ente Nazionale Protezione Animali, che coordina la campagna internazionale in Italia, sarà presente a partire dalle ore 11.00 presso la sede dell’ambasciata del Giappone, in via Quintino Sella 60, per testimoniare lo sdegno delle migliaia di Italiani che hanno sottoscritto la petizione internazionale, sostenuta da 1,7 milioni di persone appartenenti a 151 Paesi. È possibile trovare maggiori informazioni sull’evento creato su facebook.
Ma cosa succede esattamente nella baia della morte? I delfini vengono spinti nell’insenatura e, da quel momento in poi, non avranno più alcuna via di scampo. In un’incredibile confusione di cetacei che si accalcano, si scelgono gli animali da destinare ai delfinari. I sub, inviati dai delfinari e dai parchi, cominciano ad isolare gli animali prescelti, che vengono immobilizzati e issati con un apposito telo all’interno di piccole vasche di plastica, che saranno poi caricate sui camion.
Per loro comincia il susseguirsi di trasporti estenuanti. Verranno poi privati del cibo e addestrati per gli spettacoli, obbligati a eseguire assurdi esercizi per divertire gli spettatori, spesso ignari delle sofferenze inflitte loro. I delfini non selezionati, che sono la maggior parte, vengono spinti verso i moli, dove li aspetta una morte violenta e dolorosa, degna dei migliori film horror. Verranno macellati per il mercato della carne di delfino, un segreto del quale molti giapponesi non sono nemmeno a conoscenza.
“Alla mattanza di Taiji –spiega infatti Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa- scampano soltanto gli esemplari più piccoli, non per tornare a una vita libera ma per essere venduti a circa 150-170 mila dollari ai delfinari di tutto il mondo. Dopo la cattura i cuccioli saranno sottoposti all’addestramento basato sulla deprivazione alimentare che li obbligherà a eseguire ridicoli esercizi e a compiacere spettatori, troppo spesso ignari di contribuire a condannare all’ergastolo creature innocenti che appartengono al mare“.
Cosa possiamo fare? Ciascuno di noi può fare la sua parte per dire basta a tutto ciò, in primis evitando di visitare delfinari, ma anche aderendo alla giornata mondiale di mobilitazione. “È importante essere presenti fisicamente di fronte all’Ambasciata alla quale consegnerò personalmente una corona di fiori a testimonianza delle migliaia di delfini barbaramente uccisi ogni anno“, conclude la Ferri.
Se non tutti, poi, hanno la possibilità di unirsi ai Guardiani della Baia di Sea Sheperd, comodamente da casa possiamo sostenerli economicamente, così come è facile esprimere le proprie preoccupazioni scrivendo alle autorità giapponesi (Wakayama prefecture office, Fishery Division, email e0717001@pref.wakayama.lg.jp), o all’ambasciata giapponese in Italia. Promuovere e diffondere tra amici, familiari e conoscenti The Cove, il documentario che racconta il barbaro sterminio sistematico di migliaia di delfini a Taiji, servirà, inoltre, a smuovere l’opinione pubblica. Non stiamo in silenzio, noi siamo la loro voce. Infine, in attesa dell’appuntamento di sabato per il Save Dolphin’s Day 2012, ecco alcune petizioni da firmare:
http://www.thepetitionsite.com/takeaction/724/210/624/
http://www.change.org/es/peticiones/sr-embajador-kenichi-sakuma-detengan-la-masacre-de-taiji-2