Gli abbattimenti selettivi dei cinghiali sono iniziati e stanno sterminando gli ungulati selvatici in Italia. Strage annunciata anche a Roma entro 30 giorni come misura per fermare la diffusione della peste suina africana nella Regione. Il Governo si prepara intanto a diramare altre ordinanze, ma nessuno si è preoccupato di fare prevenzione (eliminando la disponibilità dei rifiuti per esempio)
In Piemonte, e presto anche nel Lazio, è iniziata la brutale strage di cinghiali autorizzata dal decreto del Presidente della Regione Alberto Cirio. Uccisi perché portatori di una malattia non trasmissibile all’essere umano, ma questo non basta a impedire la mattanza.
500 gli esemplari ammazzati finora solo in Piemonte, un numero di cui alcuni vanno quasi fieri come dimostra il post del Sottosegretario di Stato alla Salute Andrea Costa che definisce le misure prese “doverose e indispensabili”, sperando persino che le altre Regioni seguano l’esempio del Piemonte.
Il numero dei cinghiali va ridotto in tutto il Paese. L’eccesso di questi animali non aiuta certo l’ecosistema. Le Regioni stanno predisponendo piani specifici che andranno ad intervenire in tal senso e a ristabilire un equilibrio naturale, anche nei parchi e nelle aree protette,
così Costa annuncia in un post recentissimo. E per “ristabilire l’equilibrio naturale” allora uccidere è la soluzione pensata e attuata dal Governo. La più veloce, la più brutale e la più incoerente a lungo andare perché non risolve affatto il problema.
Anche a Roma è in arrivo la nuova ordinanza con abbattimenti di massa degli ungulati entro 30 giorni sia nella zona infetta che nell’area circostante. Questi pronostici si temevano da un po’ nella capitale italiana anche perché è la cattiva gestione dei rifiuti ad attirare nel centro abitato questi animali selvatici.
Alcune organizzazioni e cittadini hanno lanciato la petizione “Giù i fucili dai cinghiali” chiedendo al Governo di affrontare l’emergenza in altro modo.
Ma ammazzare i cinghiali è davvero l’unico modo per fermare la peste suina africana? Per nulla e non sono parole al vento poiché da anni le associazioni animaliste chiedono alle Regione Lazio misure preventive che consentano di arginare il problema senza provocare la morte di alcun essere vivente.
Tra le proposte concrete della LAV, ad esempio, vi sono:
- sterilizzazione dei cinghiali
- eliminazione delle disponibilità alimentari dai rifiuti
- recinzioni elettrificate per i campi
- sistemi elettronici per la prevenzione degli incidenti stradali
- abbandono della caccia
Le soluzioni alternative all’abbattimento esistono, ma non vengono e non vogliono (forse?) essere prese in considerazione.
Come sempre, la parola prevenzione resta una sconosciuta.
Fonte: Andrea Costa/Facebook – LAV
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