Presi gli assassini dell’elefante pigmeo ucciso con 70 colpi di pistola. Non erano bracconieri ma guardie

L'elefante pigmeo morto a causa di 70 proiettili sparati a distanza ravvicinata è stato ucciso non dai bracconieri ma da due guardie.

Trovati gli assassini dell’elefante pigmeo del Borneo ucciso in Malesia con 70 colpi di pistola e ritrovato in un fiume: non erano bracconieri, come si sospettava inizialmente, viste anche le zanne tagliate, ma due guardie impegnate ad allontanare dalle piantagioni la fauna selvatica, intorno a Kalabakan, nel distretto sud-occidentale di Tawau di Sabah, come riporta The Star.

A scoprirne il cadavere in un fiume a Sabah, immerso in acqua torbida e legato a un albero con una corda, era stato un pescatore locale. Il corpo era stato recuperato dalle autorità utilizzando macchinari pesanti di una fattoria nelle vicinanze.

Elefante ucciso dai bracconieri

Dagli esami si è potuto constatare che l’animale è stato colpito 70 volte e che aveva un colpo sulla tempia sinistra, che lo ha portato alla morte definitiva.

Non si sa quanto tempo sia passato prima del decesso, ma l’esaminatore ritiene che non si sia trattato di un processo istantaneo. Vale a dire che l’animale ha sofferto a lungo, e chissà quanto. Un attacco definito crudele e “non comune” anche dalla direttrice del Sabah Wildlife Department, Augustine Tuuga, come riporta NewStraitsTimes.

Come premesso, a ucciderlo sono state due guardie che gli hanno sparato per allontanarlo da alcune piantagioni. Dopo l’uccisione, si ritiene che l’elefante sia stato legato proprio per poter recuperare le zanne, che sono state segate.

Zanna elefante ucciso

La polizia è giunta a questi risultati in seguito all’arresto nei giorni scorsi di 6 sospetti, incluse le due guardie, a cui sono state sequestrate numerose armi. Per fortuna i colpevoli sono stati individuati e verranno puniti secondo le leggi del paese.

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Laura De Rosa

Photo Credit: Nst/ TheBorneoPost

 

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