La popolazione dei cervi in Usa e in Canada è messa duramente alla prova da una nuova (in realtà non proprio) malattia. La preoccupazione ora è che possa infettare anche l’uomo.
La popolazione dei cervi in Usa e in Canada è messa duramente alla prova da una nuova (in realtà non proprio) malattia. La preoccupazione ora è che possa infettare anche l’uomo.
Il nome popolare scelto per definire questa patologia: “malattia dei cervi zombie”, la dice lunga su quanto terribile sia l’infezione che sta colpendo la popolazione di cervi in 24 stati Usa ma anche in alcune province del Canada.
La malattia del deperimento cronico del cervo (Chronic Wasting Disease, CWD) è una patologia letale di tipo neurologico che sta decimando, in realtà, non solo cervi ma anche alci. Questa, dapprima cambia il comportamento degli animali, rendendoli più aggressivi e fuori controllo (da qui il paragone con gli zombie) e poi fa comparire diversi altri sintomi tra cui:
- tendenza ad isolarsi
- tremori
- nervosismo
- ipersalivazione
- tendenza ad inciampare
- mancanza di coordinazione
- perdita della paura di fronte all’uomo
- apatia
Tutto ciò è dovuto ad un prione che uccide i neuroni cerebrali dei cervi. I prioni sono proteine che causano malattie tra cui anche il morbo della mucca pazza che, non a caso, è stato citato da qualche esperto come paragone.
Gli animali si contagiano facilmente tra di loro, non solo attraverso il contatto diretto ma anche tramite cibo e acqua.
Sembra che per questa malattia, comparsa per la prima volta negli anni ’60 quando ha infettato un cervo in cattività, al momento non esistano trattamenti né modi utili a prevenirla. Il problema tra l’altro è che, come prospettano gli esperti del Center for Disease Control dell’Università del Minnesota, potrebbe anche mutare e arrivare a contagiare l’uomo. Questo sarebbe possibile, ad esempio, se si consuma del cervo apparentemente sano, in realtà portatore della malattia di cui non si sono ancora presentati i sintomi. Per questo il CDC ha emesso delle linee guida destinate in particolare ai cacciatori dei 24 Stati in cui la malattia si è diffusa e che si trovano in contatto con carne di cervo
Fortunatamente non si registrano casi nell’uomo, ma la preoccupazione è tanta e c’è chi sostiene che la malattia a questo punto dovrebbe diventare una prioritaria questione di sanità pubblica.
“È probabile che nei prossimi anni saranno documentati casi umani di CWD associati al consumo di carne contaminata. È possibile che il numero di casi umani sia sostanziale e che non siano eventi isolati. Se Stephen King scrivesse un libro su una malattia infettiva, scriverebbe di prioni come questo” ha dichiarato Michael Osterholm, direttore del Centro per la Prevenzione delle Malattie Infettive e della Ricerca dell’Università del Minnesota
Staremo a vedere come evolve la situazione…
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Francesca Biagioli