Una sentenza storica, che fa da apripista ma che non ripagherà mai le sofferenze subite dai maiali negli allevamenti
Maiali allevati in condizioni terribili, ammassati nella sporcizia, feriti e con le carcasse di altri animali morti e i topi in mezzo a loro. A documentare l’orrore di alcuni allevamenti di suini di Cremona destinati al prosciutto DOP è stata la LAV che oltre 3 anni fa li ha denunciati. Gli imputati ora hanno patteggiato a 6000 e 3000 euro di multa. Una sentenza storica, che fa da apripista ma che non ripagherà mai le sofferenze subite dagli animali.
Oggi si esulta per la decisione che arriva dal tribunale, nel corso della prima udienza per maltrattamento gli allevatori di Cremona hanno patteggiato rispettivamente 3.000 euro e 6.000 euro di multa. A scoprire gli orrori è stata la LAV che ha portato alla luce, con un’investigazione, cosa accadeva negli allevamenti del prosciutto DOP. Una notizia che desta ancora più scalpore se si pensa che dai controlli tutto sembrava in regola. Non osiamo immaginare cosa succede negli altri allevamenti se è stato solo grazie all’inchiesta se sono state portate alla luce le condizioni in cui vivevano i maiali.
La vicenda è iniziata nel 2017 quando un allevamento di suini per produzioni DOP è stato denunciato della LAV, che aveva diffuso anche una serie di immagini shock, finite anche sui TG nazionali.
Ma il caso di Cremona potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, molti altri potrebbero presentare le stesse condizioni. Non a caso,sull’Italia pende anche la minaccia di procedura di infrazione da parte di Bruxelles.
Gravi maltrattamenti, sovraffollamento di animali in spazi non idonei, mutilazioni routinarie della coda (in violazione della normativa), condizioni igieniche precarie, evidenza di infezioni e malattie anche in stadio avanzato non curate, presenza di animali deceduti lasciati all’interno o in prossimità dei capannoni nei quali sono allevati gli animali. Tutto questo era stato documentato dalla Lav. Successivamente, dopo la denuncia sono Stati effettuati i controlli da parte dell’ATS e dei NAS, nei cui verbali, tuttavia, veniva negata l’esistenza di condizioni di maltrattamento.
“Un esito, questo, in netto contrasto con quanto documentato dalle immagini diffuse da LAV, e che – fortunatamente – non ha impedito alla Procura di procedere con le attività investigative, citando in giudizio i responsabili, fino all’udienza tenutasi ieri, conclusasi con il patteggiamento”.
“Siamo soddisfatti per l’ammissione di responsabilità, a conferma di quanto sostenuto dalla nostra associazione, che da anni si batte per denunciare e fare chiudere strutture come questa, in cui gli animali vengono detenuti in condizioni del tutto inaccettabili – dichiara Roberto Bennati, Direttore Generale LAV che aggiunge – purtroppo ciò ha impedito di andare fino in fondo nell’accertamento e il sanzionamento delle responsabilità, risolvendosi in delle sanzioni pecuniarie, a nostro avviso irrisorie, certamente troppo lievi se commisurate alla gravità dei fatti e soprattutto, per fungere da vero deterrente. Un fatto ancor più grave se si pensa che questo allevamento era parte di un circuito, definito ‘di eccellenza’ come quello per le produzioni DOP del Prosciutto di Parma”.
Una decisione importante perché potrebbe cambiare le sorti degli animali che vivono negli altri allevamenti.
Fonti di riferimento: LAV
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