Un anno fa forze dell'ordine e veterinari irrompevano nel rifugio di Sairano, nel Pavese, per ammazzare i maiali. Noi non li dimentichiamo. Dai fatti di Sairano, i difensori dei diritti degli animali denunciano una situazione invariata che potrebbe precipitare dando vita a nuove stragi nei santuari italiani
È trascorso un anno da quando una pagina nera della tutela animale è stata scritta in Italia. Un anno da un avvenimento che ha scosso l’opinione pubblica, portando morte e dolore in un santuario del Pavese.
Il 20 settembre 2023 morivano Spino, Pumba, Dorothy, Carolina, Bartolomeo, Crusca, Crosta, Mercoledì e Ursula, i maiali del rifugio di Sairano dell’Associazione Progetto Cuori Liberi. Morivano tra proteste, opposizioni, urla, lacrime. Morivano perché le autorità sanitarie lombarde ne avevano disposto l’abbattimento.
Erano maiali, questa la loro colpa. Appartenevano alla stessa specie addomesticata e sfruttata per la carne nel corso di una epidemia di peste suina africana, emergenza che ha minacciato il settore della produzione alimentare. Essendo maiali dovevano morire, come accaduto ai loro simili, ammazzati con metodi disumani negli allevamenti intensivi.
L’ingenuità del maialino Pumba nel fidarsi degli umani gentili che venivano a togliergli la vita, le sue grida sono gli ultimi strazianti ricordi di una sommossa durata giorni e soffocata quel 20 settembre 2023 con l’uccisione dei 9 maiali di Cuori Liberi.
La violenza e il terrore hanno prevalso sugli appelli dei manifestanti, accorsi da ogni città italiana per difendere i maiali di Sairano, hanno messo a tacere l’attenzione mediatica, scavalcato le azioni legali intraprese con il supporto delle associazioni di protezione animale.
In loro ricordo oggi, venerdì 20 settembre 2024, si svolge un presidio davanti il palazzo della Regione Lombardia, da dove l’ordine di abbattimento è partito un anno fa.
A distanza di un anno, la peste suina africana continua a mietere migliaia vittime, già condannate sin dall’inizio dalla produzione alimentale. Un singolo animale positivo, uno solo, autorizzava la mattanza di centinaia e centinaia di esemplari sani.
I numeri sono agghiaccianti. Soltanto in Lombardia il 2023 si è chiuso con l’abbattimento di 105mila maiali d’allevamento; 20mila e 500 quelli ammazzati in Piemonte. Esattamente un anno dopo, nulla è cambiato per i rifugi che ospitano suidi.
Nelle aree in cui sono stati notificati focolai di peste suina africana aleggia l’ombra di provvedimenti che non sembrano risparmiare gli animali dei santuari. Il pericolo è sempre dietro l’angolo.
Non abbiamo avuto alcuna garanzia da parte delle istituzioni dell’incolumità per gli animali ospitati nei rifugi. In compenso, con incredibile tempismo, le autorità cercano di spaventarci: venerdì scorso sono arrivati gli avvisi di garanzia per gli attivisti che quel giorno avevano tentato di opporsi al massacro”
I fatti di Sairano hanno dimostrato che gli animali non sono al sicuro neanche nei rifugi malgrado gli sforzi titanici di associazioni, attivisti e volontari nel garantire loro una vita dignitosa e proteggerli con ogni mezzo a disposizione.
Quanto accaduto nella frazione di Sairano potrebbe accadere ancora e ciò è inaccettabile. Constatarlo non genera solamente paura e rabbia, ma è un colpo durissimo da mandare giù perché testimonia una promessa infranta, quella di un ricovero sicuro fatta ai 9 maiali di Cuori Liberi.
Noi non li dimentichiamo.
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