Magiche, romantiche, luminose, ormai rare. Delle lucciole parliamo sempre in questi termini. Creature eteree ormai sempre meno presenti e visibili. Ma in realtà alcune divorano il partner. Crudeli? Ai nostri occhi forse, un vero e proprio lato oscuro, ma si tratta solo di un meccanismo naturale
Magiche, romantiche, luminose, ormai rare. Delle lucciole parliamo sempre in questi termini. Creature eteree ormai sempre meno presenti e visibili. Ma in realtà alcune divorano il partner. Crudeli? Ai nostri occhi forse, un vero e proprio lato oscuro, ma si tratta solo di un meccanismo naturale.
Le lucciole sono coleotteri in via d’estinzione in Italia, sterminate dai pesticidi e dalla riduzione del loro habitat. Altrove però resistono ancora, come in altre aree dell’Europa Centro-Meridionale e ai Tropici, ma anche oltreoceano.
La maggior parte dei segnali intermittenti che le lucciole emettono hanno lo scopo di attrarre i compagni. Ma in alcuni casi, queste romantiche proposte non lo sono poi fino in fondo.
Queste lucciole predatrici sviluppano spettacoli di luci molto variabili per colpire qualunque specie si trovi nell’area.
Le femmine di un gruppo di lucciole, il genere Photuris che vive in Nord America, hanno imparato a copiare i lampi di altre lucciole per attirare i maschi di quelle specie. Una volta che il maschio arriva, la lucciola vi si scaglia contro, prima succhiandone il sangue e poi divorandone il resto.
“Alterano il segnale che stanno imitando, a seconda di quello che vedono intorno a loro”, ha detto Sara Lewis, ricercatrice della Tufts University.
Secondo Lewis, si tratta di un vero e proprio lato oscuro. Le lucciole di Photuris sono conosciute come “femmes fatales” perché colpiscono i maschi di altre specie di lucciole:
“Imitando abilmente i modelli di flash normalmente forniti dalle femmine delle altre specie, possono attirare un maschio abbastanza vicino da raggiungerlo e afferrarlo. Bevendo il suo sangue, queste lucciole vampiriche ottengono non solo nutrienti, ma anche le tossine della preda. Quindi le lucciole non sono tutte dolcezza e luce”.
Il soprannome di “femme fatale” non è di certo casuale e fu dato dallo scienziato che per primo ne descrisse il comportamento negli anni ’70, Jim Lloyd dell’Università della Florida a Gainesville.
Molto spesso si tende a pensare alla lucciola come a un essere unico ma ne esistono numerose specie, ognuna con aspetto, caratteristiche e capacità differenti.
Molte producono sostanze chimiche dal sapore sgradevole che dissuadono gli uccelli e altri mangiatori di insetti. In effetti, gli scienziati hanno scoperto che la lucciola si è evoluta partendo dal segnale come avvertimento. Una sorta di monito rivolto verso altri animali: “Sono tossica, stai lontano!”
Fu solo molto più tardi che alcune trasformarono questo talento nella bioluminescenza in un segnale di corteggiamento da utilizzare per attirare i compagni.
O, nel caso delle lucciole del genere Photuris, in un meccanismo per attirare la preda. Perché lo fanno? Non c’è ragionata cattiveria. Si tratta di un meccanismo naturale, grazie al quale le lucciole ricavano dalla preda preziosi composti per potenziare le loro stesse difese.
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La Natura è perfetta nella sua crudeltà.
Francesca Mancuso