È passato ormai più di un anno da quando l'influenza aviaria ha provocato una strage di uccelli, non solo selvatici ma anche negli allevamenti. Il timore è che la variante altamente infettiva che sta circolando in questi anni, la H5N1, possa provocare una futura pandemia tra gli esseri umani
La variante di influenza aviaria H5N1 ha causato la peggiore epidemia di questa malattia tra gli animali in Europa (e nel mondo) che non accenna ad arrestarsi. Cosa ci aspetta nel 2023? Le previsioni degli esperti non sono certo rosee.
Il timore più grande è indubbiamente che il virus possa adattarsi e diffondersi tra gli esseri umani, generando dunque una nuova pandemia. Ovviamente, c’è grande interesse da parte dei ricercatori internazionali che stanno osservando e cercando di analizzare l’andamento della situazione e l’impatto che la malattia potrebbe avere sugli esseri umani.
Wendy Blay Puryear, virologa molecolare presso la Tufts University, riguardo alla H5N1, altamente patogena, ha dichiarato:
Si teme che abbia un potenziale pandemico.
Il virus è attualmente considerato a basso rischio per l’uomo:
Ma tutto ciò che ha la capacità di replicarsi ed evolversi rapidamente, e tutto ciò che ha quella capacità di infettare molti host diversi è in un certo senso preso in prestito.
La pericolosità di questa variante di influenza aviaria sta proprio nel fatto che si diffonde rapidamente. Come ha dichiarato Thijs Kuiken, professore presso il dipartimento di viroscienza presso l’Erasmus University Medical Center di Rotterdam:
Più il virus si diffonde, maggiori sono le possibilità che possa diffondersi negli esseri umani. Una volta che il virus infetta gli esseri umani, la preoccupazione è che possa adattarsi ulteriormente per consentire la trasmissione da uomo a uomo.
L’influenza aviaria sarà la nuova pandemia?
Il professor Kuiken è abbastanza rassicurante sulle probabilità:
La possibilità che ciò accada è molto piccola, ma l’impatto – se dovesse accadere – è molto grande, perché significa che avremo una nuova pandemia influenzale.
In realtà, questo virus ha già “attecchito” sugli esseri umani in alcuni casi. Tra il 2003 e l’ottobre 2022, il virus si è manifestato in 865 persone in 21 paesi, provocando 456 morti. La maggior parte dei casi si sono verificati in Africa e in Asia ed erano legati alla manipolazione di pollame vivo infetto. Dunque non si trattava di trasmissione da uomo a uomo.
Ma quello che si è visto, e che preoccupa i virologi, è che il virus come ha commentato Kuiken:
ha un alto tasso di mortalità nelle persone che vengono infettate.
Sulla questione è intervenuto anche Ian Barr, vicedirettore del Centro di collaborazione per il riferimento e la ricerca sull’influenza dell’OMS a Melbourne, sottolineando che il virus richiederebbe probabilmente più di una o due variazioni per consentire la trasmissione da uomo a uomo ma:
Non lo sappiamo mai veramente con questi virus… sono con noi da 18 anni in varie forme e non hanno ancora acquisito quella funzione di essere facilmente trasmissibili all’uomo. Quindi, si spera che il virus lo trovi una cosa difficile da fare, ma è qualcosa di cui non siamo del tutto informati.
Sembra che, almeno al momento, possiamo stare tranquilli ma non è lo stesso per gli animali che continuano a morire naturalmente o ad essere sterminati per tentare di fermare l’avanzata dell’influenza aviaria.
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Fonte: The Guardian
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