Per la prima volta dopo centinaia di anni è stata fotografata una lince sull’appennino emiliano. A darne notizia è l’Ispra. Un esemplare adulto del felino che si credeva estinto nell'Appennino dal XVII secolo, è stato immortalato il 19 aprile nel territorio di un'azienda faunistico-venatoria, in comune di Santa Sofia, sull'Appennino forlivese.
Per la prima volta dopo centinaia di anni è stata fotografata una lince sull’appennino emiliano. A darne notizia è l’Ispra. Un esemplare adulto del felino, che si credeva estinto dal XVII secolo, è stato immortalato il 19 aprile nel territorio di un’azienda faunistico-venatoria, in comune di Santa Sofia, sull’Appennino forlivese.
La foto, scattata dall’Avvocato Gian Raniero Paulucci di Forlì, è la prima prova certa della presenza di questo predatore in Appennino da secoli. Buone speranze per la sopravvivenza di questo animale? Non proprio. Secondo gli esperti, infatti, questa sorprendente presenza è con tutta probabilità opera dell’uomo. Si tratterebbe, infatti, di un rilascio illegale operato in anni recenti. Anche l’immigrazione dall’area alpina, dove sono presenti pochissimi esemplari , appare assi poco probabile per ragioni geografico-ambientali e demografiche.
Le foto che documentano la scoperta sono state scattate al margine di una vecchia carrareccia, in un area del medio Appennino forlivese (altitudine 400 m s.l.m.) caratterizzata da fasce boscose, calanchi cespugliati, pascoli e campi coltivati e ricca di ungulati (caprioli, daini, cervi e cinghiali), lepri, fagiani e pernici rosse.
Sono tutti animali che rientrano nello spettro alimentare di questo predatore. Negli scorsi due decenni diversi avvistamenti di lince erano stati segnalati nell’Appennino tosco-emiliano e tosco romagnolo, senza che le stesse fossero tuttavia supportate da prove documentali certe.
Roberta Ragni
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