Le balenottere comuni tornano a nutrirsi in gruppo in Antartide in uno spettacolo emozionante, filmate così numerose per la prima dopo oltre 45 anni

Un vero e proprio spettacolo della natura per una specie che alla fine del Novecento è stata quasi considerata estinta. Si tratta del primo grande avvistamento di balenottere azzurre nell'emisfero australe dopo oltre 45 anni che si cibano in gruppo nuotando tra le acque dell'Antartide

Sono oltre 100 balenottere comuni australi Balaenoptera physalus quoyi e sono state riprese per la prima volta dopo oltre 45 anni mentre si nutrono in gruppo nelle acque dell’Antartide nei pressi dell’isola Elephant. Non accadeva dal 1976, anno in cui in Antartide la caccia alle balene venne ufficialmente vietata.

Le immagini, filmate dagli esperti della Universität Hamburg, mostrano uno dei pochissimi avvistamenti di cui si ha notizia di questi aggregazioni di balenottere in procinto di cibarsi. I ricercatori tedeschi hanno da poco condotto una indagine per stimare il numero di esemplari oggigiorno rimasti. Lo studio è stato pubblicato di recente sulla rivista Scientific Reports.

Le loro popolazioni sono state ridotte fino all’1 o 2%. Stiamo parlando di un paio di mille animali che erano rimasti nell’intero emisfero australe, ha affermato Helena Herr, autrice principale della ricerca.

Le balenottere comuni australi, seconde per dimensioni alle balenottere azzurre, hanno rischiato seriamente di scomparire dall’Antartide, essendo sul baratro dell’estinzione nel XX secolo. Tra il 1904 e il 1976 oltre 700.000 balenottere comuni australi sono state vittime dei cacciatori di balene.

Il pericolo sembra essere ormai scampato in quanto le popolazioni di Balaenoptera physalus quoyi sono in crescita. Secondo lo studio scientifico vi sarebbero attualmente quasi 8.000 balenottere comuni nella regione antartica. Nel 2018 lo stato di conservazione della specie è passato a “vulnerabile” nella Lista rossa della IUCN.

La presenza di questi grandi gruppi nell’area in cui sono stati filmati potrebbe “ripristinare le funzioni dell’ecosistema cruciali per la regolazione del carbonio atmosferico nella regione oceanica più importante del mondo per l’assorbimento di CO di origine antropica” si legge nell’indagine.

Oggi questo foltissimo gruppo osservato dai ricercatori è perciò un segno di grande speranza per la salvezza di questi giganti del mare e del loro habitat. 

 

Fonte: Scientific Reports

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