La tua cena di Natale è appena nata, quest’anno non portare a tavola la sofferenza animale

Chi porterai in tavola quest'anno? Con ogni probabilità un cucciolo già venuto al mondo destinato a essere macellato per l'industria alimentare. Fai una scelta consapevole, la tradizione può e deve cambiare

Ci scandalizziamo incrociando lo sguardo di agnelli e capretti strappati alle loro madri e fatti a pezzi nei mattatoi pensando che quelli siano solo “cuccioli”. È così, si sa, ma ciò che invece ignoriamo talvolta è quegli animali non sono gli unici cuccioli allevati e macellati da giovanissimi.

La maggior parte degli animali del settore zootecnico muore dopo qualche mese di vita, proprio come agnelli e capretti, perché destinato alla produzione alimentare.

Poco più di 4 settimane per i polli da carne, da 1 settimana fino a 24 per i vitelli, 7-8 per le anatre e 10-12 per i conigli, 6 mesi invece per i maiali da carne, 4 per i tacchini e così via. Una durata di vita imposta dall’industria alimentare e che di naturale non ha nulla.

Vengono uccisi brutalmente per essere serviti su tavole imbandite, in particolare nei periodi di festa in cui la domanda di carne aumenta. Accompagneranno i piatti principali della tradizione pasquale e natalizia, una tradizione fatta però di sangue e dolore altrui.

Tendiamo a dimenticarlo o a non voler sapere cosa si nasconda dietro a salumi, bistecche e altri tagli di carne. Le organizzazioni per i diritti degli animali si impegnano invece a mostrare la realtà delle cose, diffondendo gli orrori dell’allevamento e della macellazione di animali.

Ogni immagine, ogni espressione della sofferenza animale è un cruda riflessione per smuovere le coscienze dei consumatori. Manca poco al Natale e proprio in vista delle feste gli animali che finiranno nel tuo menu sono già nati e moriranno a breve.

Verranno trasportati in lungo e in largo per tutta l’Italia per essere trucidati nei mattatoi, affronteranno spostamenti sfiancanti da un Paese all’altro senza neanche più la forza di reggersi sulle zampe. Quelli saranno i loro ultimi viaggi.

Parlando degli allevamenti e delle loro pratiche, alcuni attivisti hanno utilizzato l’espressione “malessere animale”. Abbiamo la facoltà di scegliere di non esserne parte di questo crudele sistema di malessere animale, una scelta di consapevolezza per cambiare punto di vista e alimentazione. Per il Pianeta e per gli animali, a Natale come tutto l’anno, perché non è cosa stiamo mangiando, ma su chi.

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