Un’infezione sanguigna e per pus nello stomaco dovuti alla plastica hanno ucciso la piccola dugongo trovata in Thailandia in aprile.
Era balzata agli onori delle cronache perché “abbracciava” chi l’aveva salvata, ma il suo destino non è stato diverso da quello di tanti altri animali marini: Mariam, la piccola dugongo salvata ad aprile dai biologi della Thailand Chulalongkorn University, è morta a causa di un’infezione da pezzetti di plastica che le rivestivano lo stomaco.
Il dolcissimo mammifero era diventato una star del web, quando alcune immagini lo ritraevano tra le braccia dei soccorritori: Mariam fu infatti salvata su una spiaggia del sud-ovest della Thailandia dopo l’abbandono della madre, il video fece il giro del mondo. E ora, a soli 8 mesi, si era precipitosamente ammalata rifiutandosi di mangiare.
“È morta per un’infezione al sangue e pus nello stomaco”, dichiara Chaiyapruk Werawong, capo del parco marino della provincia di Trang.
Durante l’autopsia, sono stati trovati all’interno del suo stomaco diversi pezzi di plastica, incluso uno di 20 centimetri. Un episodio che riporta tristemente alla mente quello della globicefalo trovato, sempre in Thailandia, con 80 sacchetti di plastica nello stomaco, o della balena morta nelle Filippine con 40 chili di plastica.
Good bye little princess Marium! You were #conservation superstar.
It's heartbreaking to see you die by the people's neglect towards environment. We are all guilty, as each thrown #Plastic bag, straw, bottle is killing an animal somewhere#saynotoplastic #Dugong #plasticpollution pic.twitter.com/ejRWceKSJE— Seaweed and Seagrass Research Unit (@SSRU_PSU) August 17, 2019
Nantarika Chansue, uno dei veterinari che hanno seguito Mariam, ha dichiarato: “Tutti sono rattristati dalla perdita, ma ci ricorda che dobbiamo salvare l’ambiente per salvare questi animali rari”.
Di tutti i rifiuti che produciamo a livello mondiale a pagarne le spese più care sono sempre gli animali. Ogni giorno documentiamo morti simili: balene, capodogli, delfini, tutti vittime della plastica scambiata per cibo.
Fermare questo orrore? È possibile, basta cambiare (anche) le nostre abitudini.
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Germana Carillo