KFC, McDonald’s e Burger King: la verità scomoda sul benessere dei polli in Italia

Per il sesto anno consecutivo, The Pecking Order (TPO), che valuta i marchi di fast food e ristoranti in base al loro impegno nell'affrontare il tema del benessere dei polli lungo le loro catene di approvvigionamento, ha esaminato le comunicazioni pubbliche delle principali catene di fast-food per un totale di 75 aziende in Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Polonia, Romania e Spagna

I fast-food in Italia? Gli ultimi in fatto di benessere animale: quasi nullo, infatti, è il loro impegno a eliminare tutte le problematiche principali di benessere dei polli, neanche sui criteri più importanti come la riduzione delle densità e la transizione a razze a più lento accrescimento.

È quanto emerge dalla classifica europea stilata da The Pecking Order, il report che valuta come le grandi catene di ristoranti e fast food affrontano il benessere dei polli allevati nelle loro filiere rispetto alla richiesta dello European Chicken Commitment (ECC).

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Un rapporto che si concentra sul pollame perché in termini numerici i polli sono gli animali più allevati in condizioni quasi sempre inaccettabili, anche per il modo in cui sono stati selezionati per potenziarne l’accrescimento a discapito della qualità di vita.

Quali sono le condizioni minime di benessere

I criteri adottati sono quelli previsti dall’European Chicken Commitment (ECC) una piattaforma che definisce le condizioni minime di benessere sulle quali impegnare le aziende.

  • utilizzare razze a crescita più lenta che permetta condizioni di vita accettabili.
  • garantire un maggiore spazio a disposizione – ECC parla di una densità di 30 kg per metro quadro, oggi spesso superata
  • un ambiente arricchito e illuminato da luce naturale
  • nonché lo stordimento prima della macellazione.

Viene garantito tutto questo in Italia?

Non esattamente. Dai dati appena pubblicati dell’edizione 2024 di The Pecking Order, il report di cui Essere Animali è partner in Italia e che esamina le comunicazioni pubbliche delle principali catene di fast food e ristoranti per valutare come affrontano le condizioni di vita dei polli allevati nelle loro filiere, emerge un quadro decisamente allarmante.

Quest’anno l’analisi italiana ha riguardato:

  • Autogrill
  • Burger King
  • IKEA
  • KFC
  • McDonald’s
  • Starbucks
  • Subway

Come già l’anno scorso, l’analisi di TPO 2024 conferma che sono le aziende operanti in Germania e Francia quelle che prendono molto più in considerazione il benessere dei polli di quanto facciano gli altri Paesi, Italia compresa. Anzi, quest’anno l’Italia peggiora
così tanto nella valutazione da arrivare a occupare l’ultima posizione tra tutti e 7 i Paesi analizzati.

Andando a guardare nel dettaglio i punteggi medi registrati dalle aziende nei diversi Paesi, si osserva che le aziende francesi hanno
ottenuto le prestazioni più elevate, con un punteggio medio complessivo del 36% (36% nel 2023). Le aziende tedesche sono state le
seconde più performanti, con un punteggio medio complessivo del 33% (37% nel 2023), seguite dalla Repubblica Ceca con il 19%,
dalla Spagna con il 18% (23% nel 2023), dalla Polonia con il 17% (18% nel 2023), dall’Italia con il 14% (19% nel 2023) e dalla
Romania con il 14% (17% nel 2023):

fast food polli

Qui da noi, delle aziende analizzate, solo IKEA ha pubblicato un impegno a eliminare tutte le problematiche principali di benessere per questi animali. Rispetto all’anno scorso, scompare infatti l’impegno di Subway, mentre le altre 5 aziende (Autogrill, Burger King, KFC, McDonald’s e Starbucks) non fanno registrare cambiamenti rispetto all’anno scorso e continuano a non avere alcun impegno pubblico, neanche sui criteri più importanti come la riduzione delle densità e la transizione a razze a più lenta crescita.

AAA cercasi impegni da parte di KFC

KFC Italia è ben lontana dai leader di settore e dalle sue controparti in Francia e Germania. Nonostante qualche progresso nella comunicazione, i suoi impegni rimangono ai livelli più bassi, segnalando mancanza di trasparenza e di obiettivi di miglioramento significativi per i prossimi anni.

fast food polli

Non solo KFC Italia non mostra nessun miglioramento rispetto al 2023, ma il basso punteggio registrato quanto agli impegni (21%)
indica anche che non ha ancora pianificato obiettivi futuri per allinearsi agli standard dell’ECC. Si nota, inoltre, una certa discrepanza
tra impegni dichiarati e comunicazione dei progressi effettivi. Mentre KFC mostra di aver fatto qualche progresso nella comunicazione, i suoi impegni e obiettivi rimangono ai livelli più bassi, segnalando una mancanza di trasparenza o di azioni concrete in programma per i prossimi anni.

KFC è già nell’occhio del mirino

Già l’anno scorso immagini agghiaccianti provenienti dai capannoni e raccolte dalle organizzazioni di tutela animale nel corso di indagini sotto copertura, fecero il giro del web, quando Essere Animali evidenziò che proprio questa catena non aveva ancora aderito all’ECC in Italia, come invece è accaduto in Germania e Francia.

Per questo, allora, fu lanciata una petizione e una campagna rivolta ai vertici di KFC, invitandoli a concretizzare l’impegno verso il benessere degli animali.

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