Insetti, rischiano l’estinzione entro fine secolo per colpa dei pesticidi

Entro un secolo potremmo dire addio agli insetti. La maggior parte di essi sta correndo pericolosamente verso l'estinzione, minacciando un catastrofico collasso degli ecosistemi della natura

Entro un secolo potremmo dire addio agli insetti. La maggior parte correndo pericolosamente verso l’estinzione, minacciando un catastrofico collasso degli ecosistemi della natura.

Lo rivela uno dei più grandi studi mai condotti sul tema, anticipato in esclusiva dal Guardian. Si tratta della prima revisione scientifica condotta a livello globale. Stando all’analisi, più del 40% delle specie di insetti sono in declino e un terzo è in pericolo. Il tasso di estinzione è otto volte più veloce di quello di mammiferi, uccelli e rettili. In totale il numero di insetti sta precipitando del 2,5% all’anno.

Ormai è certo. Il pianeta è all’inizio della sesta estinzione di massa nella sua storia, con enormi perdite già segnalate negli animali più grandi, più facili da studiare. Ma gli insetti sono di gran lunga gli animali più numerosi e vari. Basti pensare che superano l’umanità di 17 volte. Sono essenziali per il corretto funzionamento di tutti gli ecosistemi, sono cibo per altre creature, sono alla base dell’impollinazione e del nostro stesso nutrimento e sono anche riciclatori di nutrienti.

Anche se precedenti studi avevano segnalato cali drastici in Germania e a Portorico, la nuova revisione indica che la crisi è globale. I ricercatori hanno esposto le loro conclusioni in termini insolitamente forti per un documento scientifico sottoposto a peer review:

“Le tendenze [degli insetti] confermano che il sesto evento di estinzione principale sta influenzando profondamente le forme di vita sul nostro pianeta. A meno che non cambiamo i nostri modi di produrre cibo, gli insetti nel loro insieme percorreranno il sentiero dell’estinzione in pochi decenni. Le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta sono a dir poco catastrofiche”.

Secondo lo studio, il tasso di perdita annuale del 2,5% negli ultimi 25-30 anni è fin troppo rapido. La nuova analisi ha selezionato i 73 migliori studi fatti fino ad oggi per valutare il declino degli insetti. Le ricerche messe a confronto sono state condotte nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti, in Australia, in Cina, in Brasile e in Sud Africa.

Le farfalle e le falene sono tra le più colpite. Ad esempio, il numero di specie di farfalle è diminuito del 58% su terreni coltivati in Inghilterra tra il 2000 e il 2009. Il Regno Unito ha subito le maggiori perdite di insetti registrate nel complesso.

Anche le api sono state seriamente colpite. Se si considera, l’Oklahoma rispetto al 1949, nel 2013 il numero di bombi risultava dimezzato. Le colonie di api negli Stati Uniti erano 6 milioni nel 1947, ma da allora ne abbiamo perse 3,5 milioni.

Conosciamo oltre 350.000 specie di coleotteri ma molti di essi sono in declino, soprattutto scarabei stercorari. Ma ci sono anche grandi lacune nella conoscenza, con pochissime conoscenze su molte mosche, formiche, afidi e grilli. Gli esperti dicono che non c’è motivo di pensare che stiano meglio delle specie studiate.

Uno dei maggiori impatti della perdita di insetti riguarda uccelli, rettili, anfibi e pesci che mangiano insetti. “Se questa fonte di cibo viene portata via, tutti questi animali moriranno di fame“, spiegano gli scienziati. Tali effetti a cascata sono già stati osservati a Portorico, dove un recente studio ha rivelato un calo del 98% degli insetti terrestri nell’arco di 35 anni.

Anche se alcune specie si stanno adattando aumentando, si tratta di numeri limitati, non sufficienti a contenere le grandi perdite.

Tutta colpa dell’agricoltura intensiva

Secondo uno degli autori, Francisco Sánchez-Bayo, dell’Università di Sydney, in Australia, la causa principale del declino è l’intensificazione agricola.

L’agricoltura intensiva ha portato al disboscamento di alcune aree e al trattamento con fertilizzanti sintetici e pesticidi per adattarle ad altre coltivazioni. La scomparsa degli insetti sembra essere iniziata all’alba del 20° secolo, accelerando negli anni ’50 e ’60 e raggiungendo”proporzioni allarmanti” negli ultimi 20 anni.

Le maggiori responsabilità ricadono soprattutto sulle nuove classi di insetticidi introdotte dalla fine degli anni ’90 a oggi, compresi i neonicotinoidi e il fipronil, particolarmente dannosi visto che sono molto diffusi e persistono nell’ambiente.

Tra le altre cause del declino degli insetti, gli scienziati elencano le specie invasive e, neanche a dirlo, i cambiamenti climatici. Questi ultimi sono particolarmente rilevanti nelle regioni tropicali, ma interessano solo una minoranza di specie nei climi più freddi e nelle zone montane delle zone temperate.

“Un ripensamento delle attuali pratiche agricole, in particolare una seria riduzione dell’uso di pesticidi e la sua sostituzione con pratiche più sostenibili ed ecologiche, è urgente e necessario per rallentare o invertire le tendenze attuali, consentire il recupero di popolazioni di insetti in declino e salvaguardare i servizi vitali dell’ecosistema da loro forniti, Inoltre, dovrebbero essere applicate tecnologie efficaci di bonifica per pulire le acque inquinate sia in ambienti agricoli che urbani” si legge nella sintesi dello studio.

Tocca a noi invertire questa drammatica tendenza prima che sia davvero troppo tardi.

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Francesca Mancuso

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