Siamo ad un passo dall'emergenza sanitaria, dopo l'esplosione della peste suina africana fra i cinghiali nostrani: è tempo di fare una riflessione sul nostro rapporto con gli animali - ne va della nostra salvezza
La pandemia da Covid-19, non ancora del tutto alle spalle, e prima ancora l’influenza aviaria e il virus della mucca pazza, avrebbero dovuto insegnarci una grande lezione: noi umani non possiamo pensare di essere immuni a ciò che accade nel regno animale, poiché da esso dipende la nostra stessa sopravvivenza.
E invece, all’indomani di una nuova epidemia che sta coinvolgendo i cinghiali e che è arrivata fin nella nostra capitale Roma, possiamo dire di non aver capito ancora niente dell’interdipendenza che ci lega agli animali, come fossimo membra diverse di un unico grande organismo.
La peste suina africana ha impiegato pochi mesi a fare il giro del mondo e a raggiungere il nostro continente. Dapprima con alcuni casi segnalati fra Piemonte e Liguria, nelle ultime settimane si sono registrati cinghiali contagiati anche nel Lazio.
È la capitale Roma a subire lo scotto maggiore dell’emergenza sanitaria perché, in effetti, in emergenza c’era già – anche prima dell’avvento della malattia: nell’area i cinghiali continuano a moltiplicarsi senza controllo alcuno, valicando troppo spesso i confini urbani, finendo vittime di atti di violenza ingiustificata.
L’ennesima epidemia che sta colpendo il mondo animale si traduce in una vera e propria mattanza, con migliaia se non milioni di cinghiali uccisi in tutta Europa da due anni a questa parte. Tutto questo, nell’indifferenza generale delle istituzioni e della politica, come denuncia in un lungo post su Facebook la conduttrice televisiva Sabrina Giannini:
È il teatro dell’assurdo: la peste africana suina è stata taciuta, volutamente nascosta per evitare che per la paura i consumatori non mangiassero più la carne di maiale anche quando in Cina 3 anni fa hanno ucciso, seppelliti vivi, bruciati vivi milioni di suini, mentre la peste era già alle porte d’Europa.
[…] Nel 2019 altra strage in Romania (580 mila suini morti e abbattuti) ma non si diceva nulla, anzi la carne cruda senza controllo arrivava dai romeni all’estero in tutta Europa. Sempre per non turbare il mercato della carne e anche quello della caccia.
Le soluzioni alternative all’abbattimento esistono
Ma soluzioni alternative alla mattanza possono e devono esistere, per il benessere nostro ma soprattutto per quello degli animali. Anziché fare esecuzioni sommarie, che troppo spesso mietono vittime anche fra gli animali non malati, sarebbe opportuno fare più controlli negli allevamenti.
Se vogliamo evitare che la popolazione dei cinghiali cresca a dismisura, esistono metodi meno cruenti delle barbare uccisioni – ad esempio la sterilizzazione degli animali. Infine, anziché far pagare a tutti i danni economici di questa strage di animali, sarebbe più giusto tassare le lobby del commercio di carne per sostenere anche i danni subiti dagli allevatori.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: Facebook
Ti consigliamo anche: