L’influenza aviaria impeversa nel mondo e miete migliaia di vittime, messa in ombra dal Coronavirus

L'influenza aviaria sta mietendo migliaia di vittime in tutto il mondo, ma la sua gravità è completamente oscurata dal Covid

L’influenza aviaria sta mietendo migliaia di vittime fra uccelli selvatici e di allevamento, ma la sua gravità è completamente oscurata dal Covid

Messa in ombra dalla pandemia di Coronavirus, un’altra malattia infettiva si sta diffondendo in modo subdolo, mietendo tuttavia migliaia di vittime: stiamo parlando dell’influenza aviaria che imperversa nel regno animale. In questi mesi, infatti, il mondo sta assistendo alla più grave epidemia di influenza aviaria della sua storia recente: migliaia di nuovi casi vengono registrati ogni giorno dalla Finlandia alla Russia, dal Canada all’India fino all’Asia Orientale, e non si tratta solo di uccelli selvatici – spesso, infatti, le vittime della malattia sono anche animali allevati nei pollai (come galline e polli) che devono essere abbattuti.

Secondo l’analisi condotta dal Friedrich Loeffler Institut per la salvaguardia degli animali, alto è il rischio di contagio anche per l’uomo: la variante di influenza H5N1, dominante in questa ondata, se trasmessa all’essere umano può rivelarsi fatale. C’è da dire che il contagio all’uomo può derivare solo dal contatto con un animale infetto, e non da uomo a uomo.

Che cos’è l’influenza aviaria

Si tratta di una malattia infettiva causata da un virus (non diversa dal Coronavirus che ci sta tormentando qua quasi due anni) che si diffonde dapprima fra gli uccelli acquatici e poi, grazie al contagio degli uccelli migratori, percorre lunghe distanze andando a creare focolai anche lontano dal luogo d’origine della malattia. Questo virus è apparso per la prima volta nel 2004, nel sud-est asiatico, e da lì si diffuse in molte parti del mondo: durante questa prima ondata epidemica non furono solo gli uccelli selvatici e d’allevamento ad esserne contagiati, ma anche molte persone, grazie al contatto con animali malati o morti o con i loro escrementi. I sintomi per l’uomo sono tipici dell’influenza: febbre alta, tosse, mancanza di respiro o mal di gola. Per fortuna, malgrado siano trascorsi ormai quasi vent’anni da quella prima ondata virale, il virus non è ancora cambiato in modo da poter essere trasmesso da persona a persona.

La situazione nel mondo

Si stima che in Europa, tra l’inizio di ottobre e la fine di dicembre, si siano registrate 675 infezioni di uccelli selvatici e 534 focolai in allevamenti; inoltre, c’è evidenza di casi (fortunatamente isolati) di influenza aviaria anche in alcuni mammiferi – come le volpi rosse (nei Paesi Bassi e in Finlandia), le foche grigie (in Svezia), le foche (in Germania) e le lontre (in Finlandia).

Per quanto riguarda il resto del mondo, Israele è attualmente uno dei Paesi maggiormente colpiti: lì sono state registrate morti di massa nelle gabbie degli allevamenti intensivi, ed il Governo ha disposto l’uccisione di centinaia di animali sani per scongiurare il rischio di una ulteriore proliferazione del virus. A causa della moria delle galline, il Paese sta sperimentando una grave carenza di uova nel mercato agroalimentare: ogni mese mancano circa 14 milioni di uova alla disponibilità dei negozi. Oltre alle galline, si teme anche per la popolazione delle gru nel Paese: si stima che già il 20% degli animali siano stati contagiati dal virus e, trattandosi si uccelli migratori, il rischio che possano trasportare l’agente patogeno anche in altre regioni del mondo è molto alto.

La situazione in Italia

Nel nostro Paese, le regioni maggiormente colpite dall’epidemia sono quelle settentrionali: Coldiretti Veneto stima danni per oltre 500 milioni di euro al settore con oltre 250 focolai ancora attivi in regione, anche se la malattia sembra aver iniziato a rallentare la sua corsa.

L’Influenza Aviaria non accenna ancora a fermarsi, anche se nelle ultime settimane si è evidenziata un’inversione di tendenza nella sua curva di diffusione – spiega Coldiretti. – La velocità, ma anche le modalità diverse dal passato, con cui l’epidemia si è diffusa testimoniano l’alta patogenicità di questo virus. Conseguentemente è evidente la difficoltà di  gestione di questa nuova epidemia. Per Coldiretti è fondamentale sin d’ora trovare soluzioni, non solo operative, ma anche economiche essendo fondamentale, oltre all’aspetto meramente sanitario, anche quello della solidità delle aziende colpite per scongiurare ulteriori effetti a danno di interi territori.

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Fonti: Coldiretti Veneto / Der Spiegel

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