Il 12 aprile del 1961, esattamente 50 anni fa, l’astronauta russo Yuri Gagarin diventa il primo uomo a viaggiare nello spazio, rimanendo in orbita tra i 175 e 302 km di altitudine per un’ora e quarantotto minuti. Pochi sanno, però, che quello straordinario appuntamento con la storia è stato preceduto e seguito da numerosi tentativi ed esperimenti, sia sovietici che americani, che hanno avuto come protagonisti degli animali – mosche, scimmie, topi, cani… - per testare la possibilità di resistenza e di sopravvivenza di un essere vivente nello spazio.
Il 12 aprile del 1961, esattamente 50 anni fa, l’astronauta russo Yuri Gagarin diventa il primo uomo a viaggiare nello spazio, rimanendo in orbita tra i 175 e 302 km di altitudine per un’ora e quarantotto minuti. Pochi sanno, però, che quello straordinario appuntamento con la storia è stato preceduto e seguito da numerosi tentativi ed esperimenti, sia sovietici che americani, che hanno avuto come protagonisti degli animali – mosche, scimmie, topi, cani… – per testare la possibilità di resistenza e di sopravvivenza di un essere vivente nello spazio.
I primi animali a compiere un volo suborbitale (a circa 100 km di altezza) sono stati dei moscerini della frutta lanciati dagli Stati Uniti nel 1946 sfruttando tecnologie militari tedesche. Negli anni a seguire, gli americani hanno compiuto lanci con scimmie e topi: il volo di quindici minuti di Alan Shepard a 186 km di altitudine, il 5 maggio 1961 – missione che ne fa il primo astronauta americano a raggiungere lo spazio -, è stata preceduta, nel gennaio dello stesso anno, dal volo dello scimpanzé Ham, successivamente “ricollocato” nello zoo di Washington.
Siamo in piena guerra fredda e la conquista dello spazio non è solo una faccenda scientifica o di innovazione tecnologica: le due potenze rivali, USA e URSS, ne fanno uno dei tanti campi in cui si affrontano e competono, accelerando ricerca, sperimentazione e tentativi a seconda delle notizie provenienti dall’altra parte della cortina di ferro.
Già all’inizio degli anni Cinquanta, i sovietici pianificano test di lancio che hanno come protagonisti dei cani, anzi, delle cagnoline generalmente preferite agli esemplari maschi per questioni di ordine igienico. Il 22 luglio 1951, Dezik e Tsygan sono i primi cani a compiere un volo suborbitale, raggiungendo i 110 km di altezza e sopravvivendo all’impresa: Dezik, vero e proprio “cane spaziale”, morirà durante un secondo lancio suborbitale, nel settembre successivo. Negli anni seguenti, molti altri cani ripetono l’esperienza dei due “pionieri”, salendo sempre più in alto e viaggiando per lo più a coppie: è il caso, ad esempio, di Lisa e Ryzhik, di Smelaya e Malyshka o di Otvazhnaya e Snezhinka (queste ultime vengono lanciate il 2 luglio 1959 insieme ad un coniglio di nome Marfusha).
Il 4 ottobre 1957 i sovietici segnano un punto di importanza capitale nella corsa allo spazio con il lancio dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale ad entrare in orbita, destando un’enorme impressione nell’opinione pubblica mondiale e anticipando i progetti americani. Dopo alcuni tentativi falliti e in seguito ad un’accelerazione dei lavori, anche gli Stati Uniti riescono a mandare in orbita il loro primo satellite, l’Explorer 1, il 31 gennaio 1958.
Nel frattempo, il 3 novembre 1957, i russi lanciano anche il secondo satellite artificiale, lo Sputnik 2, dotato di una massa superiore rispetto al precedente e con una particolarità non trascurabile: a bordo c’è il primo essere vivente a viaggiare nello spazio orbitale, Laika, una cagnolina di circa 3 anni e di 6 kg di peso raccolta nelle strade di Mosca e selezionata per la sua docilità. La stampa anglosassone la ribattezzerà Muttnik, con un gioco di parole basato sul termine inglese “mutt” (“bastardino”) e sul nome del satellite sovietico.
Il fatto che la missione spaziale abbia immortalato Laika, facendola entrare – suo malgrado… – nella storia (con tanto di francobollo dedicato) mette troppo spesso in ombra la sorte tragica della cagnolina, letteralmente sacrificata alla conquista dello spazio: il viaggio, infatti, non prevedeva la possibilità di una sua sopravvivenza prolungata e, men che meno, del suo ritorno sulla Terra.
Lo Sputnik 2 rientrerà nell’atmosfera terrestre, disintegrandosi, il 14 aprile del 1958, dopo essere rimasto in orbita per ben 162 giorni. Cosa ne è stato di Laika, nel frattempo? Sulla durata della sua vita nello spazio sono state offerte diverse versioni nel corso degli anni: secondo quella più accreditata, Laika sarebbe morta dalle 5 alle 7 ore dopo il lancio, per un infarto dovuto allo stress dell’esperienza e ai continui sbalzi di temperatura all’interno della capsula, da 0 a 40 gradi. Se anche fosse riuscita a superare le prime ore in orbita, l’avventura di Laika non sarebbe comunque durata a lungo: le batterie del supporto che riforniva l’abitacolo dello Sputnik di ossigeno si esaurirono 6-7 giorni dopo il lancio.
Un esito molto più felice e glorioso lo ha avuto la missione di Belka e Strelka, due cagnoline randagie lanciate in orbita il 19 agosto 1960a bordo dello Sputnik 5 insieme ad un coniglio, a 40 topi (molti dei quali non sopravvivono al volo) e a mosche, piante e funghi.
Il giorno successivo al lancio la capsula atterra nella steppa, con le cagnoline vive e vegete e pronte a diventare vere eroine nazionali. Una fama destinata a durare nel tempo: alle loro avventure sono ispirate anche un cartone animato russo – The Real Adventures of Belka e Strelka – e un film di animazione uscito nel 2010, Space Dogs 3D. Dopo la missione, Strelka avrà sei cuccioli con un altro cane “arruolato” nel programma spaziale sovietico: uno dei piccoli verrà regalato dal presidente sovietico Nikita Kruscev alla figlia del presidente americano John Kennedy, Caroline.
Una menzione speciale la meritano anche Veterok e Ugolyok, gli ultimi due cani lanciati in orbita dai sovietici, partiti il 22 febbraio 1966 e rientrati il 16 marzo seguente, dopo ben 22 giorni di permanenza nello spazio: un record che sarà superato solo nel 1973, dagli astronauti americani dello Skylab 2.
Il 14 settembre 1968, infine, l’Unione Sovietica lancia nello spazio delle tartarughe (insieme a mosche, vermi della farina, batteri e piante) a bordo della Zond 5: questi animali saranno i primi esseri viventi a volare intorno alla Luna, dieci mesi prima della missione americana dell’Apollo 11.