Il canepardo esiste davvero? Nuova specie animale o ulteriore follia umana?

Un cane incrociato con il leopardo, questo è il canepardo di cui si parla molto in questi giorni. Su Google sempre più persone stanno cercando informazioni per sapere se il canepardo esista davvero. Facciamo chiarezza e scopriamo cos’è l’Artistic Grooming e come capire se il nostro cane è a disagio.

Ma il canepardo esiste davvero? Mimetico come un leopardo e socievole come un cane? Il boom di ricerche su Google implica che bisogna fare chiarezza. Per quando la sperimentazione genetica sia a livelli a volte difficilmente immaginabili e l’essere umano si diverta da molto tempo a selezionare i cani per creare nuove razze, nessuno, almeno per ora, ha creato il canepardo.

Quindi il canepardo non esiste.

Il caso social di Nonsichiama

Esiste però un cane femmina diventata celebre a causa del suo amico umano Luca Scazzi, un barbiere, che l’ha tinta per sembrare un leopardo, ha creato il profilo social per ‘Nonsichiama’, ha pubblicato una serie di video del cane e va in giro a dire con fermezza che quello che vediamo è un canepardo, un incrocio tra cane e leopardo.

Una presa in giro riuscita benissimo (che copia il caso del cane GQ).

Colorare il cane, la moda dell’Artistic Grooming

Chiarito che si tratta di un cane tinto, possiamo parlare di maltrattamento? Parlando di maltrattamento, la legge italiana stabilisce che:

Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone  a  sevizie  o  a  comportamenti  o  a fatiche  o  a  lavori  insopportabili  per  le  sue   caratteristiche etologiche è punito con la reclusione (Codice Penale-art. 544 ter)

C’è un video in cui la pelle del “canepardo” non appare proprio in salute, ma non sappiamo se sia effettivamente così e se la causa siano le tinte.

I colori utilizzati dovrebbero essere non pericolosi, come accade in generale per quello che si chiama “artistic grooming”, cioè la moda di colorare i cani e tagliare il loro pelo per dargli sfumature e forme “creative”, considerandosi artisti.

Ma quale cane sceglierebbe di andare dal “parrucchiere”?

Come capire se un cane prova piacere o è a disagio

A trarci in inganno, quando parliamo di benessere animale, sono l’entusiasmo e la fiducia che i cani ripongono in noi: il fatto che si lascino colorare, o che facciano la loro vita anche se dipinti, non significa che provino piacere ad andare dal toelettatore ed essere conciati in modi che li fanno apparire distanti dalla loro apparenza naturale.

È facile purtroppo confondere il piacere con l’arrendersi senza reagire alla pratica che stanno subendo: quando tirano le orecchie all’indietro e si leccano il muso o sbadigliano o si grattano più volte, quando hanno la bocca aperta e la lingua di fuori, ma non fa caldo, ad esempio, ci stanno dicendo che sono in difficoltà.

A cosa serve il pelo ai cani

Per noi, i capelli hanno ormai una funzione principalmente estetica, per questo li coloriamo e li tagliamo.

Per i cani, il pelo ha una funzione termoregolatrice e di protezione della cute, rasarli e colorarli significa interferire negativamente con il naturale equilibrio garantito dai peli.

Lasciare che i cani siano e facciano i cani dovrebbe essere l’obiettivo di chi vive con un cane: non vestirlo o dipingerlo.

Si fidano di noi ed è nostra responsabilità proporre ai cani attività che siano in linea con le loro necessità di specie: e no, farsi colorare non è una loro necessità.

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