I test cosmetici su animali sono vietati in Europa già da diversi anni ma, purtroppo, esistono ancora delle scappatoie di cui le aziende possono servirsi per utilizzarli. Per questo è necessario che l'Ue prenda nuovamente posizione e metta in pratica delle azioni concrete per fermarli del tutto e per sempre
23Della sperimentazione animale nel settore cosmetico non si parla più molto spesso nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa. Non c’è dubbio che l’UE abbia compiuto passi significativi per garantire la tutela degli animali e promuovere metodologie alternative ai test che li vedevano protagonisti di enormi crudeltà, ma non è stato fatto ancora tutto il necessario.
Quello che forse non sapete, infatti, è che in alcuni casi i test su animali sono ancora concessi. Ma ricapitoliamo la questione dall’inizio.
Dal 2004, nell’Unione Europea, è severamente vietato sottoporre trucchi, creme, saponi e profumi a test su animali. Questo divieto è stato esteso nel 2009 anche alle sostanze impiegate nella composizione dei prodotti cosmetici. Un ulteriore passo significativo è stato compiuto poi nello stesso anno, vietando la commercializzazione di qualsiasi prodotto cosmetico testato su animali, inclusi quelli sottoposti a test al di fuori dei confini europei.
Fino al 2013, alcune eccezioni consentivano test particolarmente complessi relativi agli effetti sulla salute umana. Tuttavia, da allora, la sperimentazione animale e la vendita di prodotti cosmetici testati sugli animali sono assolutamente proibite nell’Unione Europea.
In pratica, nessun ingrediente o prodotto può essere sottoposto a test su animali a fini cosmetici in Europa. Una totale vittoria? Non proprio, come già preannunciavamo, la situazione è un po’ più complessa.
Le deroghe al divieto sui test cosmetici su animali
Se da una parte è vero che la maggior parte dei test si basa ormai, fortunatamente, su metodologie alternative, in alcune circostanze si può venire meno alla regola.
Nonostante le forti restrizioni dell’UE, infatti, se emergono dubbi sulla sicurezza di nuovi ingredienti cosmetici, sono ammesse deroghe al regolamento, ma solo in circostanze specifiche, ad esempio quando l’ingrediente è impiegato anche in altri settori, come quello alimentare o farmacologico. Inoltre, la sperimentazione animale può essere considerata accettabile solo in casi in cui vi sia il rischio concreto per la salute dei lavoratori e dell’ambiente.
Il Regolamento Reach, che disciplina l’uso di sostanze chimiche, stabilisce che, in mancanza di alternative valide, è possibile sottoporre a test sugli animali qualsiasi sostanza chimica con cui gli esseri umani possano entrare in contatto. Questa disposizione implica che ancora oggi le aziende possono ricorrere a questa pratica, continuando ad eseguire sperimentazioni sugli animali per sostanze poi utilizzate nell’industria cosmetica. Ad esempio, una sostanza originariamente testata su un coniglio come additivo alimentare, può successivamente essere impiegata nella produzione di creme o rossetti.
Non è un caso che già dal 2021 è nata un’iniziativa dei Cittadini Europei (“Salviamo i cosmetici cruelty free”) per una Europa che sia davvero e per sempre senza sperimentazione animale. Si chiede quindi all’Ue di eliminare la possibilità di qualsiasi scorciatoia che possa ancora portare ad eseguire crudeli test su animali.
In risposta a questa iniziativa popolare, la Commissione Europea ha delineato alcuni azioni concrete per ridurre ulteriormente la sperimentazione animale e accelerare l’adozione di approcci alternativi nella valutazione della sicurezza chimica:
- proteggere e rafforzare il divieto di sperimentazione sugli animali per i prodotti cosmetici
- trasformare la legislazione dell’UE sulle sostanze chimiche: “la Commissione collaborerà con tutti i portatori di interessi per elaborare una tabella di marcia con l’obiettivo di giungere a valutazioni della sicurezza chimica esenti da sperimentazioni animali“
- ammodernare la scienza nell’UE: la Commissione continuerà a sostenere fermamente lo sviluppo di approcci alternativi con finanziamenti adeguati
Dalla nascita di “Salviamo i cosmetici cruelty free” è passato del tempo, e l’Europa è ancora in questa fase di elaborazione che speriamo finisca al più presto, per lasciare posto ad una lunga era in cui i test sugli animali siano soltanto un brutto ricordo del passato.
E la certificazione con il coniglietto?
La Lega Anti Vivisezione (LAV) e l’ente di certificazione ICEA con il logo con il coniglietto attestano che l’azienda in questione non utilizza ingredienti testati su animali a partire da un determinato anno. Ma è importante sottolineare che dal 2009 il divieto di testare su animali è per tutti i cosmetici e non solo quelli con il simbolo del coniglietto.
Il marchio del coniglietto non garantisce poi che gli ingredienti non siano stati testati su animali in contesti diversi dall’ambito cosmetico.
In merito ai riferimenti sulle etichette presenti sui cosmetici, sul sito del Ministero della Salute:
L’uso sull’etichetta della dicitura «non testato su animali» è un’informazione utile al consumatore in quanto serve a metterlo in condizione di poter scegliere il prodotto con piena cognizione di causa. La Raccomandazione chiarisce, inoltre, che l’uso di tali dichiarazioni è volontario e che, tuttavia, chiunque dichiari sui prodotti cosmetici che essi non sono stati ottenuti attraverso sperimentazioni su animali deve assumersi la responsabilità della dichiarazione e deve essere in grado di provarne la pertinenza con riferimento alle disposizioni del Regolamento 1223/2009. La forma della dichiarazione, l’immagine, il segno figurativo o altro per indicare che non si è fatto ricorso alla sperimentazione animale sono liberi, purché siano soddisfatte le prescrizioni della normativa comunitaria che autorizzano l’uso di tali dichiarazioni.
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Fonte: Unione Europea
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