Lo scorso novembre, ancora una volta, le acque che circondano le Isole Fær Øer si sono tinte di rosso. Nel nome di una tradizionale forma di approvvigionamento di cibo, Grindadráp (“caccia alle balene” in faroese, ndr), alcuni tipi di cetacei (come la balena pilota) vengono condotti e poi circondati da pescherecci in una baia per poi essere massacrati, al fine di trarne grasso e carne.
Lo scorso novembre, ancora una volta, le acque che circondano le Isole Fær Øer si sono tinte di rosso. Nel nome di una tradizionale forma di approvvigionamento di cibo, Grindadráp (“caccia alle balene” in faroese, ndr), alcuni tipi di cetacei (come la balena pilota) vengono condotti e poi circondati da pescherecci in una baia per poi essere massacrati, al fine di trarne grasso e carne.
Tra gennaio e settembre 2011 sono stati uccisi circa 406 esemplari, poco importa se il Ministro degli Affari Esteri faroese si sia affrettato a definire la caccia come sostenibile e necessaria per l’economia locale basata sul settore della pesca, sottolineando inoltre come tale usanza avvenga nel pieno rispetto di direttive nazionali che ne regolano i vari aspetti.
Questa tradizione antica di diversi secoli ha catturato l’attenzione delle organizzazioni ambientaliste, seppur in maniera molto contenuta rispetto ai drammi delle balene in Islanda, Giappone ed altre zone del mondo, forse proprio a causa di quel retaggio culturale che spinge le popolazioni del posto a considerare questa pratica come un elemento importante della cultura locale da difendere.
I “cacciatori” del posto, infatti, hanno sempre collaborato tra loro affinché non trapelassero troppi particolari sulla natura di questa usanza e sulla spietatezza con la quale viene messa in pratica. D’altronde, i video e le immagini più cruente sono cominciate a circolare con l’avvento di internet ed in particolar modo dei social media, con riprese decisamente amatoriali e – spesse volte – segrete.
Fortunatamente, la Sea Sheperd Conservation Society, un’organizzazione che dal 1977 si batte per salvaguardare l’ecosistema marino, ha messo in atto l’operazione Ferocious Isles con lo scopo di denunciare l’uccisione di circa mille globicefali all’anno nelle Isole Fær Øer e di opporsi attraverso azioni pratiche a questa triste ed arcaica usanza la cui brutalità non può essere motivata.