Tre ore di protesta in contemporanea a decine di città italiane, da Bari a Bolzano, da Torino a Venezia, da Livorno a Roma e, ovviamente, Brescia. Anche uno dei luoghi più famosi di Berlino, Alexander Platz, ha ospitato una protesta con cartelli e striscioni contro Green Hill. Il tutto per ricordare, come era già successo l'08 Maggio, ai senatori della 14° commissione che il sostegno popolare alla modifica della legge comunitaria sulla sperimentazione animale è sempre più ampio
Moltissimi italiani, in rappresentanza di milioni di altri, sono tornati ieri a farsi sentire per ribadire il loro no a Green Hill e alla vivisezione. Tre ore di protesta in contemporanea a decine di città italiane, da Bari a Bolzano, da Torino a Venezia, da Livorno a Roma e, ovviamente, Brescia. Anche uno dei luoghi più famosi di Berlino, Alexander Platz, ha ospitato una protesta con cartelli e striscioni contro Green Hill. Il tutto per ricordare, come era già successo l’08 Maggio, ai senatori della 14° commissione che il sostegno popolare alla modifica della legge comunitaria sulla sperimentazione animale è sempre più ampio.
“Scendiamo in piazza – scrivevano gli attivisti di “Occupy Green Hill” – perché il paese si allontani presto dal medioevo rappresentato dalla vivisezione e si possa cominciare un epoca in cui gli animali non siano più cavie nei laboratori“. Quello che chiedono, per ora, è semplicemente che venga approvato il testo dell’art.14 della legge comunitaria 2011 così com’è uscito dalla Camera, cioè con modifiche restrittive rispetto alla direttiva europea 2010/63 sull’uso di animali per scopi scientifici, tra le quali la norma che prevede il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori (la cosiddetta norma anti-Green Hill) e l’obbligo di ricorrere all’anestesia durante gli esperimenti.
“Dalle piazze ai palazzi della politica: quella di oggi è veramente l’ultima chiamata sul caso Green Hill. E confido che i colleghi senatori ascolteranno la richiesta che arriva con tanta chiarezza dai cittadini. Del resto, poche volte abbiamo assistito a mobilitazioni così importanti e che hanno veramente coinvolto l’Italia intera”, ha detto l’ex ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla. Su questo testo si è espressa favorevolmente, a larghissima maggioranza, la Camera dei deputati, con il parere favorevole di tutte le commissioni coinvolte. Egualmente hanno dato parere favorevole la commissione Igiene e Sanità del Senato, il ministro degli Affari europei Moavero Milanesi e il sottosegretario alla Salute Cardinale. “Confido – conclude l’on. Brambilla – che la commissione Politiche dell’Unione europea del Senato ascolterà la il cuore degli italiani che chiedono diverse tutele per gli animali e non vogliono più la presenza di una fabbrica di morte come Green Hill nel nostro paese. In tanti casi è giunto dall’Italia l’esempio virtuoso che ha saputo dare le linee guida a Bruxelles, così deve essere anche questa volta per quanto riguarda la tutela degli animali“.
Come saprete, ieri era possibile presentare emendamenti migliorativi, quindi con ulteriori restrizioni a favore degli animali, o peggiorativi, quindi che tenessero aperto Green Hill e non portassero alcun passo in avanti per gli animali vittime della ricerca. Da quello che è trapelato sono tanti gli emendamenti presentati, almeno alcune decine. Notizia positiva è l’impegno da parte dello schieramento del Pd di votare l’articolo 14 e chiedere così la chiusura di Green Hill, ma secondo quanto riportato dal coordinamento Fermare Green Hill in una nota, “un ‘dissidente’ dello stesso Pd ha presentato l’emendamento soppressivo, che porterebbe a recepire la Direttiva così com’è, senza miglioramento alcuno per gli animali e mantenendo aperto Green Hill“. L’emendamento in questione è stato presentato, e non ci stupiamo, da Ignazio Marino.
“Il signor Marino –continuano gli attivisti- è infatti un ricercatore. Ma non un ricercatore qualsiasi. Si occupa di trapianti e anche di xenotrapianti, trapianti da una specie all’altra. Gli xenotrapianti sono il tentativo di costruire delle chimere tramite le modificazioni genetiche, mezzo umano e mezzo animale, per avere delle fabbriche di organi da prelevare e inserire come pezzi di ricambio nei corpi umani. Questa idea è stata sperimentata per decenni, senza molti passi avanti, ma con la morte di decine e decine di migliaia di babbuini, macachi, maiali, oltre che dei pochi pazienti umani utilizzati come cavia. Sperimentazione senza limiti di specie“.
Quanto alla discussione degli emendamenti, essa potrebbe slittare nuovamente, dal momento che il Presidente della Commissione Giustizia, Senatore Filippo Berselli (PdL), ha chiesto di rinviare la votazione sull’articolo 25, ovvero quello “giustizia”, alla XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea) sull’art. 25. E siccome le due votazioni (art. 14 e art. 25), non potranno essere disgiunte, entrambe sono rinviate al sei giugno. Ma la Commissione XIV del Senato ha più volte espresso pareri contrari all’applicazione delle restrizioni alla Direttiva Europea, paventando soprattutto problemi di natura tecnica che impedirebbero di applicarle senza incorrere in sanzioni da parte dell’Unione Europea. Diversi rappresentanti del Senato, del Ministero della Salute e del Ministero per le Politiche Europee hanno dichiarato sia in Commissione che ai media che i rischi di infrazione sono bassi e che comunque si possono affrontare per una causa che, dato il forte consenso popolare espresso, si impegnano pubblicamente ad appoggiare.
Questo fa ben sperare. Ma la lotta continua e, nel frattempo, tutti i cittadini contrari all’allevamento e alla vivisezione sono chiamati a partecipare alla manifestazione nazionale che si terrà il 16 giugno a Roma, indetta dal gruppo Occupy Green Hill e dal Coordinamento Antispecista del Lazio. “Per dare un messaggio chiaro e forte alle istituzioni organizzeremo mezzi di trasporto da ogni città per portare a Roma un oceano di gente, che faccia capire ai nostri politici che vogliamo l’inizio di un nuovo corso e la fine di barbarie che non possono essere accettate da una società che si vuole definire civile“, spiegano gli organizzatori.
Roberta Ragni