Si sono trovati in più di 4000 sabato a Montichiari, accompagnati anche dai loro cani, ad affrontare a viso aperto il freddo e tutti i complici dell'ormai famoso canile lager Green Hill, per gridare ancora una volta la volontà di far chiudere la struttura e cercare risposte dal sindaco ElenaZanola.
Si sono trovati in più di 4000 sabato a Montichiari, accompagnati anche dai loro cani, ad affrontare a viso aperto il freddo e tutti i complici dell’ormai famoso canile lager Green Hill, per gridare ancora una volta la volontà di far chiudere la struttura e cercare risposte dal sindaco ElenaZanola.
Si è risolta in una manifestazione tutto sommato pacifica il corteo organizzato per sabato scorso dal Coordinamento Fermare Green Hill, e che ha visto la partecipazione di persone provenienti da tutto il nord Italia, ma anche da Lazio e Puglia. Tanto che si è dovuta rimandare la partenza di circa mezz’ora, per permettere anche agli ultimi pullman di Piemonte e Toscana di arrivare nella cittadina bresciana.
Le intenzioni degli organizzatori, ribadite anche qualche giorno prima sul loro sito, erano quelle di condurre un corteo pacifico lungo le vie del paese per ribadire la necessaria “chiusura di Green Hill e la fine della vivisezione, con un chiaro messaggio antispecista che pur partendo da una problematica che tocca i cani, animali d’affezione per i quali nella società c’è maggiore empatia, parli della condizione di tutti gli animali sottoposti a sperimentazione nei 600 laboratori italiani”.
Una protesta che doveva essere – ed è stata – priva di bandiere e simboli di questa o quella associazione o partito e che aveva l’intento di prendere possesso della Piazza del Municipio (vuoto), simbolo dell’indifferenza dell’amministrazione comunale e del suo principale rappresentante, il sindaco Elena Zanola. Da lei si attende infatti ormai da tempo una presa di posizione chiara e una revoca della concessione data al canile e ritenuta ormai addirittura illegale, dopo il sopralluogo delle guardie zoofile dell’Oipa su mandato della procura di Brescia, avvenuto il 30 settembre.
Proprio in seguito a queste verifiche era infatti stata presentata al sindaco una richiesta di chiusura del canile, motivata da precise violazioni (soprattutto in ambito amministrativo, a quanto pare) rilevate all’interno della struttura. Istanza che non ha finora ricevuto risposta.
Alcuni accenni di disordine si sono comunque avuti, con qualcuno che protestava per le modalità “blande” della manifestazione (“che senso ha manifestare davanti ad uffici vuoti?”, si chiedevano) e voleva raggiungere Green Hill per tentare di entrarvi, mentre 3 giovani, che al passaggio della manifestazione davanti agli uffici di un commercialista che collabora con il canile hanno ben pensato di imbrattarne i muri con della vernice spray, son stati denunciati. In coda al corteo anche l’ex ministro Brambilla, autore di una denuncia della situazione di Montichiari alla Procura della Repubblica, al Comando dei Carabinieri e ai Nas: contestata da un gruppo di partecipanti, ha però concluso tranquillamente la sua marcia.
Più di una volta il corteo ha rischiato di spezzarsi, anche davanti al municipio, dove qualcuno ha tentato di “sfondare” il cordone di transenne e poliziotti. Infine alcuni “dissidenti” hanno proseguito verso la collina che ospita il canile, ma senza ottenere alcun risultato se non quello di trovarsi davanti altri poliziotti che vietavano l’accesso. Il freddo e il buio hanno fatto il resto, facendo finire la manifestazione in modo tranquillo.
Nel frattempo, su Gea Press si leggono i numeri impressionanti di questo traffico di piccoli beagle: ben 2500 cani all’anno vengono venduti in tutta Europa ad aziende che si occupano di biotecnologie, ricerche agroalimentari, farmaci, oltre alle associazioni animaliste estere di cui vi abbiamo già parlato. Con la Francia che ottiene un tristissimo primato, con 12 cani all’Intervet Pharma di Feneu, 11 a Rennes per la Biotral, 20 per l’Institut de Recherche Pierre Fabre, a Castres, 29 a Fontenilles per l’Avogadro farmaceutici, 20 per la Cephalon CDC di Alfort, 38 alla Cerbs nella città di Baugy, 42 per la Ricerca Biosciences SAS e 52 per la Biosciences SAS entrambe con sede a l’Arbresles, 9 a Montpellier per la Sanofi Aventis e 52 a Bayer Crop Science a Sophia Antipolis, il parco tecnologico tra Nizza e Cannes.
Un elenco che fa chiaramente prendere coscienza delle proporzioni di questo scellerato commercio, se si considera che le cifre sono riferite ad un solo Paese e ad un solo anno. Alle aziende francesi si aggiungono infatti, tra le altre, la LAB Research Szabadsagpuszta in Ungheria (68 cani in quattro spedizioni) e la Novartis inSvizzera (258).
Attendiamo anche noi ora risposte dal sindaco di Montichiari e speriamo che questo caso possa presto essere preso in esame e risolto anche dal nuovo governo che guida il nostro Paese.