Non più solo beagle: la vicenda di Green Hill, l'allevamento lager di cani destinati alla vivisezione presente a Montichiari (Brescia), inizia purtroppo a causare anche i primi danni ai manifestanti. La vicenda riguarda Alexander, uno degli attivisti del presidio di fronte al Comune: 45 anni, originario di Milano, l'uomo si è sentito male nella mattinata di lunedì quando, probabilmente a causa del freddo e dello stress, è stato colpito da un arresto cardiocircolatorio. Le sue condizioni sono purtroppo ancora gravi e il giovane manifestante si trova ora ricoverato in terapia intensiva a Brescia, tenuto dai medici in coma farmacologico.
Non più solo beagle: la vicenda di Green Hill, l’allevamento lager di cani destinati alla vivisezione presente a Montichiari (Brescia), inizia purtroppo a causare anche i primi danni ai manifestanti. La vicenda riguarda Alexander, uno degli attivisti del presidio di fronte al Comune: 45 anni, originario di Milano, l’uomo si è sentito male nella mattinata di lunedì quando, probabilmente a causa del freddo e dello stress, è stato colpito da un arresto cardiocircolatorio. Le sue condizioni sono purtroppo ancora gravi e il giovane manifestante si trova ora ricoverato in terapia intensiva a Brescia, tenuto dai medici in coma farmacologico.
Un episodio dovuto al fatto che, ai manifestanti che presidiano da giorni gli uffici comunali di Montichiari per chiedere la chiusura di Green Hill, non viene permesso né di piazzare delle tende, né di ripararsi sotto i portici. Gli attivisti, la cui maggior parte ha sospeso almeno lo sciopero della fame, si ritrovano quindi a combattere con pioggia e gelo e questo da quasi ormai due settimane, senza che gli venga dato il benché minimo sostegno dalle istituzioni.
Per questo motivo, e data la comunicazione in Questura dell’ex ministro Brambilla di voler proseguire l’iniziativa almeno fino al 20 dicembre, le forze dell’ordine vorrebbero far spostare i manifestanti in un’altra zona, nell’area industriale, più vicina al canile. Qui gli attivisti potrebbero tranquillamente piazzare delle tende per soggiornare ma, lamentano, avrebbero sicuramente meno visibilità rispetto alla sede del Comune. E quindi, per ora, si rimane in piazza.
Un altro episodio che ha macchiato la vicenda è poi quello legato alla lettera contenente un proiettile accompagnato da minacce di morte, recapitata al Comandante della Polizia Municipale, Christian Leali, coinvolto nel procedimento penale aperto nei confronti di Green Hill. Una lettera non solo spiacevole nei contenuti, ma recante anche un mittente (falso, ovviamente) scelto non a caso: l’Enpa di Milano. “Non mi faccio intimidire – ha dichiarato il Comandante – Chi ha la coscienza a posto e fa solo il proprio lavoro, come è il mio caso, non può che andare avanti”.
C’è insomma chi, in qualche modo, sta tentando di macchiare l’opera pacifica di tutti i volontari accorsi a Montichiari per chiedere la chiusura di Green Hill e chi, invece, rischia addirittura di dare la propria vita per la stessa causa. È ora che qualcuno si muova e faccia cessare questa situazione, diventata ormai di portata nazionale ma che sembra continui ad essere ignorata da molti.
Eleonora Cresci