Torniamo a parlare di Green Hill, il canile lager di Montichiari (Brescia) in cui vengono tenuti in condizioni disumane circa 1500 beagle destinati ai laboratori di vivisezione. E questa volta lo facciamo per una notizia davvero sconcertante, riportata da Gea Press, secondo cui tra la lista dei clienti di questo allevamento infernale ci sarebbero enti o associazioni di protezione animale.
Torniamo a parlare di Green Hill, il canile lager di Montichiari (Brescia) in cui vengono tenuti in condizioni disumane circa 1500 beagle destinati ai laboratori di vivisezione. E questa volta lo facciamo per una notizia davvero sconcertante, riportata da Gea Press, secondo cui tra la lista dei clienti di questo allevamento infernale ci sarebbero enti o associazioni di protezione animale.
Sembra un paradosso, eppure pare che sia davvero così: si tratta prevalentemente di strutture straniere, tedesche e francesi, che nell’ultimo anno avrebbero ricevuto alcuni cani da riabilitare dopo la vivisezione. La cosa strana è che, appunto, Green Hill si dichiara “allevamento” e quindi non dovrebbero provenire da qui animali già sottoposti alle terribili pratiche della vivisezione.
E infatti molti dei cuccioli vengono donati (?) perché non trovano altro impiego, ma vengono poi utilizzati da queste associazioni per campagne di promozione dell’adozione di cani provenienti dai laboratori. Pratica discutibile, quella di recuperare cani maltrattati per sbatterli su un volantino di raccolta fondi, ma che comunque si sta diffondendo anche in Italia. Ora il discorso è: perché queste associazioni animaliste vengono annoverate da Green Hill come clienti? Perché vengono definiti compratori? Non si rischia così di essere un buon motivo per cui il canile lager di Montichiari ha interesse a continuare ad allevare questi beagle per poi rivenderli anche alle multinazionali “amici degli animali” che devono farsi pubblicità?
In realtà molte di queste associazioni non dichiarano la provenienza dei loro animali, i quali sono spesso sprovvisti di microchip. Stiamo parlando di enti che a volte non fanno mistero del fatto di possedere cani provenienti dai laboratori e anzi fanno di questa caratteristica la loro mission: recuperare animali che sono stati sottoposti a procedure di vivisezione per poi darli in adozione. Tiere in Not e Laborbeagle Team sono due delle associazioni tedesche che si occupano di adozione di animali e che – secondo Gea Press – sarebbero clienti di Green Hill, mentre SPA 89 e l’Arche de Noe sono quelle francesi. Quest’ultima, in particolare, dichiara sul suo sito di aderire alla campagna per l’adozione di animali maltrattati e provenienti da esperimenti di un’altra associazione, la Groupement de Réflexion et d’Action pour l’Animal, e lo fa con un volantino in cui attesta di essere in regola con quanto disposto dalla Direttiva europea sulla protezione degli animali da laboratorio.
Nel frattempo prosegue l’organizzazione della manifestazione nazionale prevista per sabato 19 novembre a Montichiari e organizzata dal Coordinamento Fermare Green Hill, che già in questi giorni sta manifestando davanti alle aziende del bresciano che collaborano col canile, dal commercialista allo studio legale. Sono sempre di più infatti le ombre e i misteri che circondano questo “allevamento” e occorre la colaborazione e la presenza di tutti noi per cercare di far luce su quanto accade dentro e fuori l’inaccessibile Green Hill. Appuntamento il 19 a Montichiari quindi, armati della volontà di conoscere la verità.