Per chi ama gli animali può sembrare scontato ma per la scienza non è così, o non lo era fino ad oggi. Un gruppo di primatologi è rimasto sorpreso nel vedere la reazione dei gorilla di fronte alla morte di un loro amico, famigliare o membro di spicco della comunità.
Per chi ama gli animali può sembrare scontato ma per la scienza non è così, o non lo era fino ad oggi. Un gruppo di primatologi è rimasto sorpreso nel vedere la reazione dei gorilla di fronte alla morte di un loro amico, famigliare o membro di spicco della comunità.
Esiste ancora un po’ il luogo comune che i gorilla siano animali dagli istinti brutali e aggressivi. Niente di più lontano di questo è ciò che è apparso ad un gruppo di primatologi che stava svolgendo una ricerca su un gruppo di gorilla di montagna in Ruanda.
Quello a cui hanno assistito gli scienziati sono stati veri e propri “funerali” con cui queste scimmie hanno onorato la morte di un familiare o di un membro del gruppo a cui erano strettamente legati. Lo studio analizza proprio ciò che è accaduto in seguito a tre morti di gorilla, gli unici tre casi (su un totale di 42) in cui è stato possibile avere informazioni dettagliate sul comportamento dei membri del gruppo.
La ricerca parla di Ihimure, gorilla che aveva creato un legame di amicizia importante con Tito, il maschio alfa del gruppo, e quando Tito morì non si separò mai da lui mentre il resto dei gorilla si avvicinava per osservare il cadavere. Ha persino dormito una notte vicino al suo corpo.
Nonostante regnasse una certa tensione su chi dovesse prendere il suo posto a capo del gruppo, tutti i gorilla sono andati comunque a dare un ultimo addio al loro capo, facendo a turno per rimanere alcuni minuti vicino al corpo, osservandolo. Un rituale che è stato interrotto solo quando l’aspirante nuovo maschio alfa ha colpito il suo petto urlando.
Un anno dopo a morire fu Tuck, la gorilla femmina più importante del gruppo. Il suo figlio minore, Segasira, dormì vicino a lei e chiamò a raccolta intorno alla madre anche il resto dei gorilla. Ma la cosa che ha stupito maggiormente gli scienziati è stato il fatto che Segasira, nonostante fosse svezzato da tempo, cercò di attaccarsi al seno della madre per prendere il latte. Questo gesto è stato interpretato come un modo di gestire lo stress che stava vivendo, ricordiamo infatti che con l’allattamento al seno si stimola il rilascio di ossitocina (ormone del buonumore).
Il terzo funerale era avvenuto in un altro gruppo di gorilla, osservati dagli stessi studiosi nel 2016 nella Repubblica Democratica del Congo. In questo caso, si trattava di un gruppo di gorilla di pianura che si è trovato alle prese con il cadavere di un gorilla di montagna “silverback” (schiena d’argento), ossia il maschio alfa.
La loro reazione fu del tutto inaspettata. La cosa che ha sorpreso di più gli studiosi è stata senza dubbio la risposta comportamentale dei gorilla verso il cadavere di un membro presumibilmente sconosciuto che non apparteneva al gruppo, del tutto simile a quella che si aveva nei confronti dei membri della propria comunità. I gorilla, infatti, sedevano tranquillamente attorno al cadavere, molti lo annusavano, lo leccavano e lo pulivano.
I gorilla, insomma, riescono ad esprimere il loro dispiacere per la morte dei compagni con rituali e gesti commoventi che ricordano molto da vicino il dolore che proviamo noi esseri umani. Grazie allo studio pubblicato, i ricercatori hanno dunque dimostrato come queste scimmie custodiscano con cura i loro morti e provino una reale sofferenza di fronte a tali perdite.
Gli scienziati concludono che:
“Questa osservazione potrebbe suggerire che gli umani non sono unici nella loro capacità di soffrire”.
Come ha dichiarato Amy Porter, della Fossey Gorilla Fund Dian Internazionale, a capo dello studio:
” Penso che abbiamo molto da imparare sui modi in cui gli animali si relazionano con il mondo e sono sicura che provano emozioni che sono molto più complesse di quanto spesso spieghiamo”.
La grande sensibilità mostrata dai gorilla potrebbe però rappresentare un pericolo per questa specie già a rischio. I primati, infatti, rischiano epidemie, specialmente di Ebola, e stare vicino ai cadaveri in questo modo può esporli maggiormente alla diffusione di malattie.
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Francesca Biagioli