Tre delle nove sottospecie di tigri si sono estinte negli ultimi 100 anni. E la colpa è del più feroce nemico di queste creature: l'uomo. Si celebra oggi, 29 luglio, la quinta Giornata Mondiale della Tigre
Tre delle nove sottospecie di tigri si sono estinte negli ultimi 100 anni. E la colpa è del più feroce nemico di queste creature: l’uomo. Si celebra oggi, 29 luglio, la Giornata Mondiale della Tigre.
Il nostro pianeta ha già perso il 97% di tutte le tigri selvatiche, Rispetto ai 100.000 esemplari oggi siamo al minimo storico: 3000 tigri, contro le 3.200 dello scorso anno. Di questo passo, tutte le tigri che vivono allo stato selvatico potrebbero estinguersi entro 5 anni.
È questo il triste bilancio reso noto in occasione dell’International Tiger Day.
L’uomo
La continua domanda di pelli, ossa e altre parti del corpo, insieme alla distruttiva sottrazione dell’habitat forestale, sta togliendo sempre di più gli spazi a queste maestose creature, a cui spesso viene associato l’aggettivo di “feroce” ma che in realtà l’uomo sta sterminando.
Le tigri hanno ormai perso il 93% del loro habitat naturale per via dell’espansione delle città e dell’agricoltura. Gli ultimi esemplari che ancora resistono al nostro attacco sono confinati in zone isolate del Sud e del Sudest asiatico, della Cina e dell’estremo Est della Russia.
Ma è il Bhutan la vera terra delle tigri, l’ultimo paese ad avere la stima esatta delle tigri selvatiche. In questo piccolo stato di montagna, tra i giganti India e Cina, contare le tigri non è stato un compito facile. Il 72% del Bhutan è fatto di fitta foresta. Il paese ospita anche le tigri alla maggiore altitudine del mondo, oltre 4000 metri. Eppure anche qui si trovano trappole e bracconieri.
La riduzione del loro numero ha delle implicazioni non da poco. Se si pensa che sempre meno tigri riescono a sopravvivere in piccole “isole” sparse, si ha un maggiore rischio di consanguineità.
La deforestazione e i cambiamenti climatici
Una delle più grandi popolazioni di tigri del mondo si trova in una vasta area della foresta di mangrovie condivisa tra India e Bangladesh sulla costa settentrionale dell’Oceano Indiano. Questa zona ospita tigri del Bengala e protegge le regioni costiere da mareggiate e danni del vento.
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Qui però, l‘innalzamento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici minaccia di spazzare via queste foreste, l’ultimo habitat rimanente di questa popolazione di tigre.
Secondo uno studio del WWF, senza sforzi di mitigazione, l’innalzamento del livello del mare di circa 30 centimetri potrebbe distruggere quasi tutto quest’habitat. Ma c’è anche una buona notizia. Da un censimento effettuato lo scorso maggio, è emerso che nell’ultimo decennio la popolazione della tigre siberiana è cresciuta arrivando a circa 510 esemplari. Dieci anni fa era inferiore di circa 60 unità. Secondo gli esperti del WWF questo successo è dovuto auna maggiore protezione dell’habitat di questi animali e ad un impegno maggiore delle autorità per conservare questo raro animale.
Il WWF si è prefisso l’obiettivo di raddoppiare il numero delle tigri selvatiche entro il 2022, e di raggiungere 6.000 esemplari.
Secondo Greenpeace, in Indonesia, rimangono in vita 400 tigri di Sumatra, le più a rischio, mentre sia a Bali e a Giava si sono già estinte. Il principale colpevole è il taglio dei boschi per far spazio alel piantagioni di olio di palma e pasta di legno.
Francesca Mancuso
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