Una nuova legge vieta ai gatti di vagare per le strade delle cittadine australiane, e dispone addirittura la soppressione dei randagi
Una nuova legge vieta ai gatti di vagare per le strade delle cittadine australiane, e dispone addirittura la soppressione dei randagi in nome della protezione delle specie selvatiche
A Freemantle, nell’Australia occidentale, è interdetto ai felini l’accesso a tutte le aree di proprietà del comune – come parchi, strade, banchine e boscaglie. La motivazione per questo? Secondo i membri del consiglio comunale, la presenza di gatti randagi o comunque liberi di circolare privi di guinzaglio rappresenterebbe una minaccia per la fauna selvatica della zona; inoltre, con questo provvedimento, si impedisce ai felini di finire investiti dalle automobili o di farsi del male in combattimenti con i loro simili.
Un provvedimento a tutela dei felini stessi, in primo luogo, e poi anche degli animali selvatici della zona, che vivono nei boschi ai margini della città: i gatti domestici, se tenuti al sicuro in casa, vivono molto più a lungo e molto più sani; inoltre, i gatti urbani uccidono 30 volte più fauna selvatica rispetto ai gatti adulti fuori nella boscaglia. Ma è proprio vero che i gatti rappresentano una minaccia per la fauna selvatica e per l’ecosistema dei boschi? In realtà, uno studio recentemente condotto proprio in Australia ha smontato questo luogo comune, dimostrando che sono altri i reali fattori di rischio per uccelli e animali selvatici.
Lo studio ha analizzato l’impatto degli animali domestici – gatti e cani – sulla fauna locale urbana utilizzando l’approccio quantitativo della citizen science, ovvero tramite questionari fatti ai proprietari degli animali stessi: a loro è stato chiesto di segnalare e identificare le eventuali vittime portate a casa dai loro animali. I risultati dello studio hanno dimostrato che, sia per i cani che per i gatti, la maggior parte delle prede erano mammiferi – perlopiù topi, ratti e conigli (tutte specie considerate nocive in Australia e certamente non inserite in programmi di protezione animali). Ciò che ha sorpreso i ricercatori e, di conseguenza, sfatato il mito del gatto come minaccia all’ecosistema, è stata la dimostrazione che i cani sono molto più inclini dei gatti a predare specie selvatiche e rare (62% contro 47%): lucertole, scinchi, ma anche opossum e canguri sono fra le vittime preferite.
Questi risultati, quindi, dimostrano che la presenza dei felini in città e nelle aree boschive suburbane non rappresenta una minaccia per le specie selvatiche – certamente, non più dei cani. Malgrado queste evidenze, purtroppo, in molte zone del Paese le limitazioni alla deambulazione dei felini domestici sono abbinate addirittura a campagne di abbattimento dei gatti randagi – mentre per i cani tali disposizioni così feroci non esistono. Inoltre, non si tiene conto del prezioso aiuto fornito dai gatti nel limitare la crescita di popolazioni di animali infestanti, come i ratti.
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Fonti: ABC News / Frontiers Veterinary Science
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