30 campioni su 40 di cibo per cani e gatti con problemi di intolleranze e allergie non riportano la composizione corretta della carne utilizzata in etichetta.
Le pappe per gli amici a quattro zampe non sarebbero così sicure come vorrebbero farci credere. 30 campioni su 40 di cibo per cani e gatti non riportano la composizione corretta della carne utilizzata in etichetta.
Cosa c’è nei croccantini per intolleranze alimentari? Non quello che ti aspetteresti: una marea di carni non dichiarate e proteine diverse da quelle “ufficiali”. Sebbene la Federazione europea dell’industria alimentare per animali domestici (FEDIAF) abbia affermato che le etichette sui prodotti debbano essere accurate e fornire informazioni dettagliate sugli ingredienti, diversi autori hanno piuttosto documentato errori di etichettatura.
È quanto emerge da uno studio dell’Università di Padova che ha sottoposto all’esame del Dna 40 prodotti (con il metodo “microarry”, che consente di verificare la presenza del Dna di 19 specie differenti, bufalo e topo compreso), tra pappe umide e secche, indicati per diete proteiche di cani e gatti, allo scopo di far luce sul problema della contaminazione e delle etichettature errate in diete proteiche sia secche che umide e di diete proteiche idrolizzate.
Lo studio, però, non ha pubblicato le marche dei cibi incriminati.
Soltanto in 10 campioni esaminati è stata confermata la corrispondenza tra le carni dichiarate in etichetta e quelle effettivamente rintracciate nelle confezioni, mentre gli altri 30 campioni non riportavano la composizione corretta della carne utilizzata.
Nella fattispecie, 5 campioni esaminati non contenevano la specie animale dichiarata, 23 rivelavano la presenza di specie animali non dichiarate e 2 avevano un’etichetta vaga e non chiara. 13 marchi su 14 esaminati presentavano almeno un prodotto erroneamente etichettato.
Quali sono le carni non dichiarate
Tra le carni non indicate nella lista degli ingredienti le più ricorrenti sono quelle di maiale, di pollo e di tacchino. La presenza di specie animali non dichiarate è stata più alta negli alimenti secchi rispetto a quelli umidi.
Le criticità emerse non fanno che mettere sotto i riflettori una situazione di mercato preoccupante, perché il tipo di cibo testato è dedicato a una fascia di animali che soffrono di particolari disturbi o intolleranze e che quindi necessitano di una dieta proteica o idrolizzata.
Quella degli ingredienti non dichiarati nel pet food è una questione che già si è posta in passato in altri studi. Ci resta allora solo pazientemente aspettare che qualcuno decida per una completa divulgazione degli elementi e per una etichettatura chiara per legge e magari rivolgerci a un bravo veterinario che ci consigli una dieta corretta e bilanciata Fido&Co, basata il più possibile su cibi freschi e non sui prodotti industriali.
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Germana Carillo