Tutt'altro che insensibili e freddi, i gatti soffrono proprio come noi per la perdita di un compagno di giochi: la scoperta in un nuovo studio americano
I gatti sono noti per la loro natura indipendente e talvolta distante, ma un recente studio ha messo in discussione questa percezione, dimostrando che i felini possono sperimentare il lutto per una perdita in modo simile agli esseri umani.
La ricerca, condotta dall’Università di Oakland negli Stati Uniti, suggerisce che i gatti non solo soffrono per la perdita di altri gatti, ma anche di cani che vivono con loro, mostrando che la loro capacità di elaborare il dolore potrebbe essere più complessa di quanto si pensasse.
I risultati di questo studio sfidano l’idea tradizionale che i gatti siano animali antisociali, incapaci di formare legami profondi: i comportamenti osservati dopo la morte di un compagno domestico indicano che i gatti potrebbero essere capaci di sperimentare il lutto in modo universale.
Lo studio
Il lutto nel regno animale è un fenomeno ben documentato. Ad esempio, elefanti e scimpanzé sono noti per mostrare comportamenti complessi dopo la morte di un membro del gruppo, come ad esempio il vegliare sul corpo del defunto.
In questo studio, i ricercatori americani hanno voluto osservare i cambiamenti nel comportamento di alcuni gatti domestici, sopravvissuti alla morte di un loro compagno animale (cane o gatto).
Ebbene, dopo la morte del compagno, molti gatti mostravano cambiamenti significativi nel loro comportamento quotidiano.
Alcuni smettevano di mangiare o dormivano meno, altri diventavano più bisognosi dell’attenzione dei loro padroni. In alcuni casi, i gatti rinunciavano ai loro giochi preferiti o si ritiravano in spazi isolati, cercando solitudine.
Insomma, sembrerebbe proprio che questi comportamenti riflettano una risposta emotiva simile a quella che si osserva in altri animali sociali, come elefanti e delfini, noti per manifestare segni di lutto.
Questo dimostra che anche i gatti, come altri animali e come noi umani, tendono a formare gruppi e gerarchie sociali, dimostrando di avere una capacità più sviluppata di quanto si pensasse di legarsi ai loro simili e di soffrire per la loro perdita.
I risultati dello studio hanno evidenziato che i gatti che avevano vissuto più a lungo con i loro compagni mostrano segni di lutto più profondi.
Al contrario, il fatto di assistere alla morte dell’altro animale non influenzerebbe il livello di sofferenza del gatto superstite – come anche il numero di animali domestici presenti in casa.
Ciò che influirebbe in modo maggiore sul cambiamento comportamentale dei gatti afflitti dal lutto è invece la profondità del legame con il compagno morto.
I gatti che avevano avuto relazioni più positive con il compagno defunto tenderebbero a diminuire le attività quotidiane come il sonno, il gioco e il cibo, riflettendo un profondo cambiamento nel loro stato emotivo.
Ma l’entità del dolore sperimentato dai gatti potrebbe essere influenzato anche dal dolore provato dagli umani presenti in casa, che proietterebbero il proprio dolore sugli animali.
I dati hanno infatti mostrato che i caregiver che sperimentavano un dolore più intenso erano anche quelli più propensi a notare cambiamenti comportamentali nei loro gatti, come un aumento del sonno o una maggiore ricerca di solitudine.
Questo aspetto suggerisce che il legame emotivo tra l’essere umano e l’animale potrebbe influenzare la percezione del lutto nei gatti.
Lo studio apre la strada a ulteriori ricerche sulla complessità delle emozioni animali e su come possiamo meglio supportare i nostri animali domestici durante momenti di dolore e perdita.
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Fonte: Applied Animal Behaviour Science
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