Il fenomeno dei gatti bonsai – torturati, costretti a vivere in piccoli barattoli e plasmati nella struttura ossea per adattarli al gusto perverso dei proprietari – non esiste. È una bufala mediatica e uno scherzo di pessimo gusto che negli ultimi anni ha fatto il giro del web, sia in Italia che all’estero.Molti dei siti che parlavano dei gatti bonsai sono stati chiusi, ma in Italia ne resta uno (di cui evitiamo di dare l’indirizzo per non alimentarne il traffico), dove si leggono parole terribili
Il fenomeno dei gatti bonsai – torturati, costretti a vivere in piccoli barattoli e plasmati nella struttura ossea per adattarli al gusto perverso dei proprietari – non esiste. È una bufala mediatica e uno scherzo di pessimo gusto che negli ultimi anni ha fatto il giro del web, sia in Italia che all’estero.
Molti dei siti che parlavano dei gatti bonsai sono stati chiusi, ma in Italia ne resta uno (di cui evitiamo di dare l’indirizzo per non alimentarne il traffico), dove si leggono parole terribili: “Forzando fisicamente la crescita di una forma di vita – si legge sull’homepage – si può fargli acquisire la forma del vaso che la contiene. Questo crea forme di vita uniche. Non sarete più obbligati ad avere per casa il solito, noiosissimo gatto che gira per casa. Avrete un animale unico, diverso da tutti gli altri”.
Alla lettura di queste frasi, molti cittadini si sono rivolti all’associazione Earth, che a sua volta ha contattato subito le forze dell’ordine per far chiudere il portale.
Sulle pagine del sito incriminato si pubblicizza la vendita di piccoli gatti e attrezzature varie per “il fai-da-te”, come vasi e vasetti dove inserire i felini appena nati, ma anche reti metalliche e costruzioni tubolari con cui plasmare a piacimento l’ossatura dei piccoli animali.
L’obiettivo? Modellare il corpo dei gatti, dando loro la forma che si preferisce. Da qui il nome di “gatti bonsai”. Proprio come le piante giapponesi, che per raggiungere la forma desiderata vengono potate e curate, plasmate e corrette per anni.
È una bufala, ma – leggendo le pagine del sito – sembra tutto terribilmente vero. Una bufala partita negli Stati Uniti nel 2000, quando un gruppo di studenti del MIT di Boston ha creato e pubblicato “per scherzo” un sito internet, che forniva istruzioni e strumenti per torturare i gattini, modellare la loro struttura ossea e creare così delle miniature su misura.
La notizia, presa per vera, ha fatto il giro del mondo ed è arrivata anche in Italia, dove è stata ripresa da alcuni quotidiani e riviste di grande prestigio. Salvo poi essere smentita e identificata come una bufala creata ad hoc da alcuni studenti perditempo.
Da allora, molti dei siti dedicati all’argomento sono stati chiusi, ma in Italia lo scherzo non è ancora finito…
“È indispensabile chiudere immediatamente questo sito degli orrori – ha detto Valentina Coppola, presidente di EARTH – ma non basta, esigiamo che i responsabili siano individuati e incriminati per istigazione a delinquere e maltrattamento perché sia chiaro che non ci si può svegliare un mattino e consigliare impunemente di torturare animali”.
Insomma, l’istigazione al maltrattamento c’è. E con le torture agli animali non si scherza!
Verdiana Amorosi