Un impegno concreto contro ogni tentativo di raggirare la normativa europea che vieta, a partire dal 1 gennaio 2012, l'allevamento delle galline ovaiole in batteria: lo chiede la LAV al governo, e al Ministro Politiche Agricole e Forestali Mario Catania in particolare, in una lettera che esprime viva preoccupazione per il recente emendamento presentato in materia di commercializzazione delle uova.
Un impegno concreto contro ogni tentativo di raggirare la normativa europea che vieta, a partire dal 1 gennaio 2012, l’allevamento delle galline ovaiole in batteria: lo chiede la LAV al governo, e al Ministro Politiche Agricole e Forestali Mario Catania in particolare, in una lettera che esprime viva preoccupazione per il recente emendamento presentato in materia di commercializzazione delle uova.
Secondo il provvedimento approvato il mese scorso dall’Unione europea, che seguiva dopo ben 13 anni la direttiva n°74/1999, dal primo giorno del nuovo anno saranno ufficialmente vietati gli allevamenti di galline in batteria, e si dovrà optare per metodi alternativi alle gabbie (come quello “a terra”) o per l’allevamento nelle gabbie modificate o cosiddette “arricchite”. Il governo italiano ha però recentemente presentato un emendamento alla Legge Comunitaria 2011 che modificherebbe, peggiorandole secondo la LAV, alcune disposizioni in materia.
In particolare, si legge nel comunicato stampa dell’associazione, le modifiche determinerebbero “la non sanzionabilità di molte fattispecie di violazioni relative alla produzione, commercializzazione e all’immissione sul mercato di uova non conformi al Regolamento 598/2008; la cancellazione dell’aggravante per i soggetti che reiterano la violazione alla produzione e commercializzazione delle uova non conformi ai requisiti del Regolamento 598/2008; una regolarizzazione di diciture facoltative relative all’etichettatura delle uova non previste dal Regolamento e apertamente in contrasto con tali disposizioni”.
L’Italia, ricorda la LAV, è uno dei Paesi dell’Unione con il maggior ritardo nell’adeguamento delle gabbie per le galline ovaiole, con oltre il 50% degli allevamenti che, secondo i dati della DG agri della Commissione Europea, non saranno conformi alla nuova normativa nel momento in cui entrerà in vigore. Questo porterà a numerose illegalità lungo la filiera della delle uova, illegalità che non potranno nemmeno essere riconosciute dai consumatori, visto che non si dovrà riportare in etichetta alcuna informazione che le differenzi questi prodotti da quelli marchiati con il codice 3, ovvero quelli provenienti da galline allevate nelle gabbie modificate.
Per questo, spiega il vicepresidente della LAV Roberto Bennati, “chiediamo al Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Mario Catania, un fermo impegno a evitare eventuali atti legislativi di tale contenuto nel prossimo decreto mille proroghe o in ogni altro atto legislativo futuro, assumendo invece un chiaro impegno in favore dell’applicazione della norma comunitaria tramite un atto normativo che renda le sanzioni alle violazioni sulle modalità di allevamento maggiormente efficaci e dissuasive. Non è tollerabile che dopo 13 anni di inerzia e noncuranza degli allevatori italiani si possa regolarizzare uova illegali e sistemi d’allevamento vietati in tutta l’Unione Europea”.
Un appello che confidiamo venga accolto, in modo da poter tutelare non solo gli interessi dei consumatori e delle aziende che rispettano la normativa, ma anche la salute e il benessere di questi animali, che hanno dovuto attendere ben 13 anni per vedere sanciti i loro diritti.
Eleonora Cresci