Arrivano le galline ecologiche per smaltire i rifiuti organici. L’esperimento nei condomini in Francia

Galline al posto dei contenitori dell'umido. Non è uno scherzo. In Francia circola l'idea di un'associazione, che propone di installare un pollaio nel condominio a pagamento per far sì che le galline consumino i rifiuti organici

Galline al posto dei contenitori dell’umido. Non è uno scherzo. In Francia circola l’idea di un’associazione, che propone di installare un pollaio nel condominio a pagamento per far sì che le galline consumino i rifiuti organici.

Un’idea senza’altro originale quanto discutibile visto che le galline vengono equiparate a contenitori per lo smaltimento dei rifiuti. Vediamo di capire in cosa consiste.

L’associazione si chiama Eco Cocotte (‘Galline ecologiche’) e parte dal presupposto che sprechiamo troppo. Verissimo. Si stima che circa 41.200 kg di cibo vengano buttati via ogni secondo nel mondo. I cugini francesi gettano da 1,2 a 6 milioni di tonnellate di cibo: mediamente 38 chili di cibo finiscono ogni secondo nella spazzatura.

Da qui l’idea di utilizzare le galline, notoriamente golose e curiose, per smaltire i rifiuti dei condomini francesi. Nata nel 2015 a St Clair-sur-Epte, nell’hinterland parigino, Eco Cocotte propone una pacchetto in cui alla cifra di 240€ mensili viene installato un pollaio con 10 galline nel condominio, con tanto di manutenzione (acqua, pacciamatura, pulizia) e controllo settimanale dello stato di salute degli animali.

“La nostra idea è quella di associare la gallina al riciclaggio dei nostri resti di cibo e quindi ridurre gli sprechi e creare, allo stesso tempo, un legame sociale attorno a questi piccoli animali affascinante e divertente. Per non parlare delle uova fresche che puoi gustare ogni giorno” si legge sul sito ufficiale.

I condomini dovrebbero solo limitarsi a gettare i loro rifiuti alimentari nella gabbia appositamente installata e nutrire, se così si può dire, le galline del loro pollaio in affitto.

In questo modo, ogni gallina mangerebbe, o forse sarebbe meglio dire smaltirebbe da 150 a 200 kg di rifiuti organici all’anno. Come se non bastasse, l’associazione sottolinea la possibilità per le famiglie di gustare uova fresche prodotte direttamente dagli animali sul posto.

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Peccato che le galline non siano contenitori per i rifiuti e che non possano mangiare proprio tutto. Alcuni alimenti sono addirittura tossici per le galline. E non sono affatto pochi: fagioli crudi, frutta e verdura con muffa (in questo caso è frequente la presenza di aflatossina, una tra le sostanze più tossiche e cancerogene esistenti), patate, melanzane, pomodori verdi, avocado, semi di mela, agrumi, cipolla, pane, zucchero e sale, riso, gusci d’uovo, carne cruda e insaccati.

“Gli avanzi dei nostri pasti devono essere considerati come un’aggiunta e non come la base della loro alimentazione (le galline non sono come il maiale ed inoltre bisogna fare molta attenzione perché alcuni cibi sono per loro molto tossici), altrimenti correremo il rischio di fargli mancare alcune sostanze nutritive fondamentali e di non metterle in condizione di avere un regime alimentare equilibrato nel tempo. Una malnutrizione potrebbe anche compromettere la produzione di uova o causarne una deposizione anomala determinata da squilibri ormonali (ad esempio uova dal guscio troppo molle, alterazione che può poi indurre le galline a cibarsene, un problema assolutamente da non sottovalutare che prende il nome di ovofagia)” si legge su un sito specializzato.

In libertà, esse sanno per istinto quali siano gli alimenti dannosi e per questo sanno stare alla larga dalle piante e dalle erbe spontanee nocive per la loro salute. Purtroppo, rinchiuse in gabbia, non possono scegliere cosa mangiare e si ritrovano a consumare alimenti decisamente dannosi.

Ma l’associazione sembra sicura della propria geniale idea, suggerendo tra i vantaggi anche quello di insegnare ai bambini a non sprecare il cibo. Peccato che ai piccoli venga mostrato uno spettacolo altrettanto triste, quello delle galline chiuse in gabbia a consumare i nostri rifiuti.

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Francesca Mancuso

Foto: Ecococotte

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