Foche e trichechi morti o ammalati. Questo il triste bilancio emerso da alcune spedizioni effettuate lo scorso anno in Alaska. E si teme che la causa possa essere legata al disastro nucleare di Fukushima
Una vera e propria moria di foche e trichechi sullo stretto di Bering, in Alaska. E la causa, indovinate un po’, potrebbe essere delle radiazioni connesse al . La National Oceanic and Atmospheric Administration ha trovato inusuale la cosa.
Le spedizioni effettuate in Alaska, da metà luglio, hanno portato alla luce oltre 60 animali morti e 75 trovati ammalati o con lesioni cutanee e perdita di peluria. Inoltre, gli scienziati, in collaborazione con l’US Fish and Wildlife Service hanno scoperto nel corso di un’indagine effettuata lo scorso autunno, che diversi trichechi riportavano piaghe lungo il corpo e perdita di peli a chiazze.
Gli studi scientifici fatti successivamente hanno però escluso la possibilità che possa trattarsi di un virus particolarmente percoloso. La causa dunque è da ricercare altrove. Gli scienziati infatti non sono riusciti a isolare una singola causa. Sui campioni di tessuto degli animali trovati morti sono stati effettuati diversi studi, ma tutti i risultati finora hanno dato esito negativo.
Morti, senza una spiegazione apparente. Ma continuano le ricerche. Altri campioni di tessuto saranno esaminati alla luce di diversi altri fattori tra cui i segni di malattie del sistema immunitario, funghi, tossine, sostanze contaminanti e soprattutto radiazioni. Alcune delle foche e trichechi avrebbero infatti i linfonodi sottodimensionati, forse il segno di un sistema immunitario indebolito. Tuttavia, i risultati di questi test non saranno disponibili per diverse settimane. Intanto la popolazione locale teme che tutte queste morti possano in qualche modo essere collegate alle radiazioni di Fukushima.
Gli scienziati che si stanno occupando delle indagini, però, lo ritengono improbabile, dato che i livelli di radiazioni rilevate in Alaska sono relativamente bassi. I test dell’acqua non hanno mostrato livelli elevati di radiazioni negli Stati Uniti, nelle acque del Pacifico dopo il terremoto e lo tsunami che lo scorso marzo hanno colpito il Giappone.
Ma se c’è davvero un legame tra le morti e Fukushima, non ci metteranno molto a scoprirlo visto che tra i test effettuati vi sono anche quelli per rintracciare la presenza di Cesio-134 e Cesio-137 che, sappiamo bene ormai, sono molto pericolosi.
Francesca Mancuso