Forfora fossile: eh sì, anche i dinosauri alati di 125 milioni di anni fa perdevano forfora, tanto da essere ritrovata oggi, nascosta nel piumaggio. È la prima prova scientifica sul meccanismo di “ricambio della pelle” di queste specie animali estinte
Forfora fossile: eh sì, anche i dinosauri alati di 125 milioni di anni fa perdevano forfora, tanto da essere ritrovata oggi, nascosta nel piumaggio. È la prima prova scientifica sul meccanismo di “ricambio della pelle” di queste specie animali estinte.
Un gruppo di paleontologi dell’Università di Cork (Irlanda), in collaborazione con un team internazionale del Regno Unito e della Cina, ha scoperto forfora di 125 milioni di anni grazie ad uno studio comparato tra le cellule fossili e la forfora degli uccelli moderni e con l’ausilio di potenti microscopi elettronici.
Proprio come la forfora degli esseri in vita, la forfora fossile è costituita da cellule dure chiamate corneociti, alla base del meccanismo di rinnovamento della pelle. Durante il loro viaggio verso gli strati superficiali dell’epidermide, infatti, le cellule dette cheratinociti, si caricano poco a poco di cheratina per diventare corneociti e formare lo stratum corneum. Il processo si conclude con una desquamazione che genera la forfora e che lascia lo spazio a nuove cellule.
“Le cellule fossili si sono conservate con dettagli incredibili, fino al livello delle fibre di cheratina nanometriche – spiega Maria McNamara, autrice principale dello studio – É incredibile che la forfora fossile sia quasi identica a quella degli uccelli moderni, e che persino la torsione a spirale delle singole fibre sia ancora visibile”.
Lo studio suggerisce anche che questa caratteristica della pelle moderna si sia evoluta nel Tardo Medio Giurassico, insieme ad una serie di altre caratteristiche della pelle. “Ci sono state moltissime evoluzioni di dinosauri piumati in quel periodo, ed è eccitante dimostrare che la loro pelle si stesse evolvendo rapidamente in risposta alla portata e alla disposizione del piumaggio”.
La forfora è infatti la prima prova di come i dinosauri perdessero la pelle (come d’altronde avviene anche per noi). I dinosauri piumati studiati, Microraptor, Beipiaosaurus e Sinornithosaurus, hanno chiaramente perso la loro pelle in scaglie, come anche il Confuciusornis e analogamente ad altri uccelli e mammiferi moderni. In altre parole i dinosauri non cambiavano pelle come i rettili (per intero), ma a pezzi.
Tuttavia, mentre gli uccelli moderni hanno corneociti molto grassi con cheratina “diluita”, che consente loro di rinfrescarsi rapidamente quando volano per lunghi periodi, i corneociti delle specie antiche erano invece pieni di cheratina, suggerendo che questi non si surriscaldavano come succede alle specie moderne, probabilmente perché all’epoca gli uccelli non volavano affatto o comunque non per lunghi periodi.
Dunque anche i dinosauri alati perdevano forfora, e quindi ora sappiamo che anche nella preistoria si osservava questo fenomeno. Le immagini e ricostruzioni animate dei dinosauri alati che volano indisturbati nel cielo preistorico dovranno forse essere corrette con qualche bizzarra pioggia?
Il lavoro è stato pubblicato su Nature Communications.
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Roberta De Carolis