Festa dei serpari: il 1° maggio serpenti prelevati dalla natura saranno esposti a Cocullo, “grave danno per la biodiversità”

La Festa dei serpari è un rito dedicato a San Domenico, la cui statua per l'occasione viene completamente avvolta da serpenti, catturati nei boschi locali e mostrati e fatti toccare ai pellegrini. Ma che conseguenze ha questa tradizione sugli animali e la biodiversità? L'abbiamo chiesto ad un esperto della LAV

Ogni anno a Cocullo (Abruzzo) il primo maggio si celebra la festa dei serpari, in onore di san Domenico abate, patrono del paese. Una tradizione molto sentita dagli abitanti e che richiama migliaia di visitatori, attirati anche dalla presenza di molti serpenti, catturati nei boschi locali e parte integrante della festa.

Un’antichissima tradizione che, unendo insieme religione cristiana e riti pagani, si tramanda di generazione in generazione e che è stata candidata anche diventare Patrimonio dell’umanità Unesco.

Tutto bellissimo se non fosse che – purtroppo – il rito coinvolge anche degli animali selvatici. Ma spieghiamo meglio di cosa si tratta e cosa c’entrano i serpenti con la devozione per San Domenico.

San Domenico è considerato il santo che protegge dal mal di denti, dai cani affetti dalla rabbia ma anche dal morso dei serpenti e proprio per simboleggiare quest’ultimo legame, il rito prevede che la statua – che passa in processione per il paese durante la festa – sia ricoperta di serpenti.

In realtà, già prima dell’inizio della processione, i serpari mostrano ai pellegrini tutti i serpenti catturati e gli permettono di toccarli, un modo per esorcizzare la paura di questi animali considerati pericolosi ma che diventano anche il simbolo di ogni altra paura e incertezza della vita.

I serpenti

Al di là del valore religioso e/o tradizionale e folkloristico di questo rito, che non vogliamo in alcun modo discutere, ci interessa invece sottolineare la presenza di animali selvatici, catturati appositamente per prendere parte a questa tradizione.

I serpenti catturati per la festa dei serpari, appartengono a 4 specie – ovviamente non velenose – tipiche della zona:

  • biacco
  • biscia dal collare
  • cervone
  • saettone

Già a fine marzo, quindi ben prima di quando poi si svolgerà la vera e propria festa, i serpenti vengono catturati nei boschi della zona. Gli animali sono tenuti in cassette di legno e nutriti fino al giorno in cui serviranno per il rito.

Alla fine della festa, tutti i serpenti vengono liberati e tornano al loro habitat naturale. Potreste pensare allora: qual è il problema sei poi, completamente sani, tornano in libertà?

Maltrattamento di animali e attacco alla biodiversità

Per capire meglio le conseguenze di questa tradizione sui serpenti (e non solo) abbiamo parlato con Massimo Vitturi, responsabile area animali selvatici della LAV. Ecco cosa ci ha detto:

Il fatto di prelevare questi serpenti dal loro habitat naturale in questo periodo è un fatto gravissimo. Ha un impatto pesante perché è il periodo riproduttivo. Per quanto possano dire: “Ah ma noi li trattiamo bene, gli diamo da mangiare, non gli facciamo male, ecc.”. Non c’entra. Tutti quegli animali che sono stati prelevati non deporranno le uova e non daranno vita alla progenie e quindi ai serpenti che dovrebbero sostituire quelli che moriranno per morte naturale. Questo è un attacco alla biodiversità, la cui tutela è entrata in Costituzione. C’è il rischio di compromettere gravemente la biodiversità locale, un problema che poi si ripercuote ovunque.

La tradizione, non può giustificare qualunque cosa.

È inaccettabile che nel XXI secolo per questioni che riguardano la fede o qualsiasi altra tradizione vengano coinvolti degli animali. C’è una sovrapposizione di piani: quello di fede, umano, soggettivo e quello del rispetto degli animali che esula completamente. Non è accettabile che vengano utilizzati degli animali con la scusa della tradizione. E ancor meno in una regione come l’Abruzzo dove la tutela di questi animali è un esempio di avanguardia: è dal ’93 che esiste una legge regionale che tutela la cosiddetta fauna minore, tra cui rientrano anche quegli stessi serpenti che vengono catturati per il rito.

In altre parole, la cattura di quei serpenti in Abruzzo è illegale!

Mi dispiace che siamo venuti a conoscenza di questa tradizione solo ora. Con i nostri uffici legali valutiamo le azioni che devono essere condotte nei confronti di tutta la catena: da chi ha dato l’autorizzazione a l’ultimo serparo che è andato a raccogliere questi animali. Qui non c’è solo il maltrattamento di animali – perché andare a prelevarli dal loro ambiente, metterli nelle scatole e tenerli lì per settimane È maltrattamento di animali – c’è anche la violazione di una legge regionale che tutela anche le specie di serpenti non velenose utilizzate nella festa. Il tutto aggravato dalla tutela della biodiversità che due mesi fa è stata inserita nella Costituzione, nell’articolo 9.

La LAV dunque promette che farà di tutto per bloccare questa tradizione – o meglio – l’aspetto legato agli animali di questa tradizione:

La tradizione continui pure, nessuno dice che non si debba festeggiare il santo che chi ha fede considera un protettore dai morsi dei serpenti o che ha salvato dalla rabbia alcuni abitanti. Ognuno può vivere la fede come vuole ma questa non può sconfinare nel maltrattamento degli animali. Come LAV ci daremo da fare perché non solo i responsabili siano chiamati a rispondere dei loro atti ma perché si chiuda con questa tradizione, o meglio con la parte legata ai serpenti. Lasciate in pace i serpenti!

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