Festa di Santiago: l’atroce tradizione di staccare il collo a oche, anatre e galline appese a una corda

Appese a testa in giù e uccise barbaramente nella piazza del mercato. È il destino di galline, anatre e oche che durante la festa di Santiago in Spagna, diventano oggetto della contesa: vince chi riesce a strappargli per primo il collo.

Appese a testa in giù e uccise barbaramente nella piazza del mercato. È il destino di galline, anatre e oche che durante la festa di Santiago in Spagna, diventano oggetto della contesa: vince chi riesce a strappargli per primo il collo.

Attenzione questo articolo contiene immagini che potrebbero urtare la vostra sensibilità

Succede a El Carpio de Tajo, un comune spagnolo situato nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia dove ogni anno bambini e adulti a cavallo si sfidano dando luogo a un aberrante spettacolo.

Oche, anatre e galline vengono appese per le zampe con una lunga corda tesa nella piazza del mercato. La ‘tradizione’ vuole che chi riesce per primo a strappargli il collo, vince un trofeo.

Allo spettacolo partecipano proprio tutti, anche i bambini. Al via si parte al galoppo su un cavallo e si punta la sfortunata creatura che trova la morte certa. Ma agli improvvisati cavalieri questo non importa, per loro è divertente uccidere un animale in maniera così insensata e crudele.

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Una pratica che si unisce a tante altre. E se da un lato, molte città stanno abbandonando la corrida, lo stesso non si può dire di altre usanze spagnole. A Coria, ad esempio, una folla di persone insegue dei tori attraverso le strade per lanciare loro delle freccette negli occhi; a Fuenlabrade, vicino Madrid, tori e mucche vengono picchiati, pugnalati, per poi morire per dissanguamento. A marzo a Salas de los Infantes galline e tacchini vengono presi a bastonate da ragazzi, a cui sono bendati gli occhi. A dicembre a Notilla del Palancar le galline vengono lapidate.

Una lunga serie di orrori che vengono giustificati sotto il nome di tradizioni, ma cosa ci sia di bello ad uccidere così delle creature innocenti, è ancora tutto da capire.

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Dominella Trunfio

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