Più di 200 specie di farfalle con oltre 20mila sequenze di Dna: uno studio ha ricostruito la varietà e la distribuzione delle specie italiane.
Più di 200 specie di farfalle con oltre 20mila sequenze di Dna: uno studio coordinato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze ha ricostruito la varietà e la distribuzione delle specie italiane e il rispettivo rischio di estinzione. I dati sono stati raccolti con la collaborazione di centinaia di cittadini.
“Non tutta la biodiversità si rende evidente e si stima che circa un terzo delle specie esistenti sia apparentemente identico ad altre e quindi indistinguibile ai nostri occhi. Inoltre, la diversità genetica, fondamentale per mantenere vitali le popolazioni può essere misurata soltanto tramite le analisi del DNA”, spiega Dapporto.
Analizzando le sequenze di Dna di un gran numero di farfalle dell’area che dalle Alpi si estende a tutta la penisola, fino alla Sicilia e alle piccole isole vicine, gli studiosi hanno individuato 69 farfalle endemiche della regione Alpino-Appenninica e hanno tentato di capire la loro distribuzione in tutto il territorio italiano (senza considerare la Sardegna che, data la lontananza dal continente, con le sue specie fa parte di un contesto differente).
I risultati dello studio – realizzato assieme ai ricercatori dell’Università di Torino, dell’Istituto di Biologia evolutiva di Barcellona, dell’Istituto botanico di Barcellona, dell’University College di Londra e dell’Università di Oulu in Finlandia – sono destinati a cambiare completamente le strategie e le priorità di conservazione delle farfalle italiane.
“Abbiamo verificato che le Alpi e l’area che racchiude la penisola insieme alla Sicilia sono due diverse regioni per le farfalle – chiarisce Dapporto – e solo sette specie vivono in entrambe. A ogni specie endemica di ciascuna delle due regioni corrisponde un rischio specifico di estinzione: dovranno essere presi provvedimenti che considerino la loro esatta distribuzione, ora chiaramente riscostruita”.
Per il successo della ricerca hanno avuto infatti un ruolo significativo le piattaforme di citizen science dove centinaia di cittadini appassionati di farfalle hanno condiviso immagini e informazioni dei loro avvistamenti. Lo studio è stato possibile anche grazie alla collaborazione di otto parchi nazionali italiani : il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano; quello dell’Appennino Tosco-Emiliano, delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna; dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e Monti della Laga; d’Abruzzo, Lazio e Molise; della Maiella; dell’Alta Murgia.
“In un contesto di cambiamenti ambientali repentini e imprevedibili – conclude Dapporto – le strategie per proteggere le farfalle dovranno basarsi sulla conoscenza dell’esatta distribuzione di queste specie e del pericolo di estinzione a cui ciascuna di esse è sottoposta nelle differenti aree. I parchi nazionali avranno la maggiore responsabilità nel proteggere le farfalle endemiche più a rischio, a vantaggio della conservazione di una biodiversità invisibile che non vorremmo scomparisse poco dopo la sua scoperta”.
Fonte: UniFi
Leggi anche: