Cosa c'è di vero sull'uccisione di decine di cuccioli di cane dalle scimmie e perché non è corretto parlare di vendetta?
Da un paio di giorni sui giornali di tutto il mondo sta rimbalzando la notizia dell’uccisione di decine di cuccioli di cane da parte di due scimmie. Una vicenda, di cui vi abbiamo parlato oggi anche noi, che arriva da Lavool, un villaggio si trova nello Stato del Maharashtra. Secondo le ricostruzioni degli abitanti e delle fonti locali, tutto sarebbe iniziato dalla morte di un cucciolo di primate, aggredito da un branco di cani randagi.
Così, secondo quanto riportato da varie testate, le scimmie avrebbero reagito attaccandoli e uccidendoli, in particolare i cuccioli. Su numerosi giornali del mondo, compresi quelli italiani, sono apparsi titoli fuorvianti che parlano di “vendetta feroce”. Un sentimento tipicamente umano che è stato attribuito con grande facilità e leggerezza alle scimmie.
Parallelamente, c’è chi ha definito la notizia della morte dei cani randagi una bufala. Ma in realtà la notizia in sé è vera. Infatti, anche il Dipartimento Forestale indiano è intervenuto sulla vicenda, comunicando di aver catturato alcune delle scimmie coinvolte nell’aggressione nei confronti dei cani, che sono stati gettati con violenza dai primati dai tetti o dagli alberi.
Maharashtra | 2 monkeys involved in the killing of many puppies have been captured by a Nagpur Forest Dept team in Beed, earlier today. Both the monkeys are being shifted to Nagpur to be released in a nearby forest: Sachin Kand, Beed Forest Officer pic.twitter.com/3fBzCj273p
— ANI (@ANI) December 18, 2021
Perché parlare di “vendetta” non ha senso
Ma come stanno davvero le cose? E da cosa può essere scaturito il comportamento aggressivo delle scimmie? Per fare chiarezza su quanto accaduto in India, ci siamo rivolti a Roberta Berardi, Animal Keeper della LAV (Lega Anti Vivisezione), impegnata nel centro di recupero di Semproniano (Grosseto).
Le scimmie sono animali tendenzialmente aggressivi, che si difendono nel momento in cui sentono minacciate – spiega Berardi – Faccio difficoltà a credere che abbiano fatto una strage di 250 cani, anche se questo tipo di comportamento non mi stupirebbe, soprattutto nei confronti dei cuccioli di cane, che sono più vulnerabili. In ogni caso parlare di vendetta significa antropizzare il comportamento di questi animali, la vendetta è un concetto più umano. Che attuino un piano di questo tipo, lungo diversi mesi, è piuttosto improbabile.
Bisogna chiarire, infatti, che i cani (secondo l’agenzia di stampa ANI e le fonti locali sarebbero circa 250, ma non è detto che il numero sia preciso) non sono stati uccisi tutti nel giro di qualche giorno – come lasciano intendere alcune testate giornalistiche – ma nell’arco di due o tre mesi, come spiegato dagli abitanti del villaggio.
Quindi, riferirsi al concetto di vendetta non ha senso. Piuttosto le cause di questo attacco andrebbero ricercate altrove, non nella reazione all’uccisione di un cucciolo di scimmia da parte del branco di cani.
C’è da considerare che in quelle zone c’è una situazione conflittuale con la popolazione e con animali come cani che vivono in questi villaggi. – sottolinea Roberta Berardi – Le scimmie si avvicinano spesso alle abitazioni e all’uomo alla ricerca di cibo proprio perché il loro habitat naturale è ormai distrutto. Ho letto che hanno aggredito anche un bambino, ma probabilmente avevano soltanto fame e il bambino aveva in mano qualcosa da mangiare, come una merendina.
Insomma, continuare a parlare di vendetta è insensato e fuorviante. Umanizzare le scimmie e in generale tutti gli altri animali non porta a nulla di buono, anzi. E in questo caso non fa che limitarci nella comprensione di un fenomeno ben più complesso, ovvero la distruzione dell’habitat dei primati che porta a conflitti con altre specie e con umani sempre più ricorrenti…
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