Fact-checking: no, il cervo gigante affiorato dal Po in secca non è stato trovato adesso

Su diverse testate italiane sta rimbalzando la notizia relativa al ritrovamento di un fossile di un cervo gigante vissuto migliaia di anni fa, riemerso a seguito dell'estrema siccità che sta interessando il Po. Ma in realtà questa scoperta non è affatto recente

Il Po è in secca e sta vivendo una delle ondate di siccità più gravi degli ultimi anni a causa dell’assenza prolungata di piogge e questo, purtroppo, è un fatto drammatico vero (come mostrano anche le immagini satellitari). Ma è vero che dal bacino prosciugato in questi giorni stanno riemergendo fossili di mammut e cervi giganti? Forse avrete letto la notizia su diverse testate, da Repubblica al Corriere della Sera, da La Provincia di Cremona al PiacenzaSera. Un lungo susseguirsi di articoli copia-incolla che parlano di ritrovamenti sorprendenti, che però non sono avvenuti in queste settimane, bensì negli anni passati.

La scoperta dei resti di un megalocero, noto anche come megacero o cervo gigante e vissuto circa 100mila anni fa, è stata fatta davvero, ma nella prima vera dello scorso anno. A fare chiarezza è stato lo stesso sindaco di San Daniele Po (in provincia di Cremona) in un post su Facebook, in cui mostra la foto della testa dell’antichissimo animale:

Ok, lo dico una volta per tutte: questo fossile è stato trovato nel maggio 2021 presso Spinadesco (CR), non oggi è nemmeno ieri. Non chiamatemi più per rilasciare interviste perché non l’ho trovato io e soprattutto quello che c’era da dire è già stato detto un anno fa!

Il cranio – ben conservato – del cervo gigante era stato rinvenuto sulle spiagge dell’Isola Serafini, la più grande del fiume Po, situata a cavallo del territorio dei comuni di Monticelli d’Ongina, di Spinadesco e di Castelnuovo Bocca d’Adda.

Mentre in passato dal grande fiume in secca sono riemersi anche altri importanti fossili: mammut, bisonti e altre specie risalenti all’Era Glaciale e persino l’osso frontale di un uomo di Neanderthal, ribattezzato “Pàus”, che rappresenta attualmente l’unica eccezionale testimonianza della presenza di questo ominide nella Pianura Padana.

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L’unico fossile ritrovato di recente è il cranio di un lupo

Ma allora cosa è stato ritrovato di recente? Lo scorso mese le eccezionali condizioni di magra hanno fatto riemergere un prezioso fossile di lupo (Canis lupus Linnaeus) nella la barra fluviale di Zibello (Parma). Il reperto, attualmente custodito nel Museo paleontropologico del Po, si presenta in buono stato di conservazione ed è costituito da una emimandibola sinistra con tutti i denti.

L’aspetto è quello classico dei fossili delle alluvioni del Po, caratterizzato da un colore grigio-marrone chiaro, con i denti beige macchiati di arancione dagli ossidi di ferro. – spiega lo staff del museo – Il buono stato di conservazione e le grandi dimensioni lasciano intendere l’appartenenza ad un grande esemplare adulto (40-45 kg), probabilmente un maschio.

Gli esperti non si sono ancora sbilanciati sulla datazione dell’esemplare.

Al momento non è possibile dire nulla a riguardo della datazione del fossile essendo stato ritrovato in posizione alloctona sulla spiaggia. – spiegano dal museo – Nei prossimi mesi si inoltreranno alla Soprintendenza le richieste per lo svolgimento delle analisi di datazione radiometrica col C14 e di estrazione del DNA al fine di verificare la sottospecie di appartenenza e la possibile provenienza migratoria. Successive analisi degli isotopi stabili dell’Ossigeno e del Carbonio potranno far luce sulla paleotemperatura media cui è stato sottoposto l’animale durante il corso della sua vita nonché la dieta prevalente. Questo reperto rappresenta un nuovo importante tassello nella composizione di un mosaico con il quale si sta delineando la paleofauna della Pianura Padana nel tempo, in relazione alle sue variazioni climatiche tardo Quaternarie. Il fossile rappresenta inoltre una rara testimonianza della presenza del Lupo in Pianura Padana nei tempi antichi e andrà ad arricchire la sezione de “I carnivori del Po” del Museo di San Daniele Po (CR).

Tutti gli altri ritrovamenti quindi non sono affatto recenti e molti degli articoli apparsi in questi giorni non fanno che creare confusione fra i lettori. Non è questo il giornalismo che vogliamo. Anche perché la situazione del Po è realmente gravissima e non ha bisogno di notizie acchiappa click per confermare la tragedia delle sue acque in secca.

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Fonti: Museo paleontropologico del Po

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