In circa 100 anni la popolazione dei leoni in Africa è crollata del 90% a causa della perdita degli habitat, del commercio illegale e dei conflitti con l'uomo.
Il re della savana, icona di fierezza e coraggio, è sempre più in pericolo. In circa 100 anni la popolazione di questa maestosa specie è crollata del 90% in Africa, passando da 200.000 esemplari a meno di 20.000. E, come spesso accade, dietro il declino di questi grandi felini, c’è la mano dell’uomo. I leoni, infatti, devono fare i conti con diverse minacce, tra cui la perdita degli habitat e il commercio illegale. E negli ultimi anni la situazione è soltanto andata a peggiorare: secondo l’IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), tra il 1994 e il 2014 si è registrato un calo del 43% della popolazione dei leoni nel continente africano. In assenza di misure efficaci e progetti di conservazione per questa specie, gli esperti prevedono un ulteriore declino del 50% nei prossimi 20 anni.
Lo stato di conservazione dei leoni
Da tempo i leoni africani vengono classificati come singola sottospecie (Panthera leo leo), secondo studi più recenti i leoni che vivono in Asia, Africa occidentale, centrale e settentrionale appartengono alla sottospecie Panthera leo leo, mentre quelli dell’Africa meridionale e orientale vengono classificati come Panthera leo melanochaita.
In attesa che venga adottata una nuova classificazione definitiva, il leone è ancora considerato una singola specie e inserito nella Lista Rossa delle specie a rischio estinzione nella categoria “Vulnerabile”.
Come evidenziato dal WWF, “questa generalizzazione maschera però successi di conservazione locali e fallimenti: ad esempio la popolazione dell’Africa occidentale è considerata in Pericolo Critico (con un declino tra il 1993 e il 2014 pari al 66%), mentre la popolazione orientale è considerata in Pericolo (declino nello stesso arco di tempo pari al 57%); l’Africa meridionale è quella che in passato ha registrato il declino più significativo, ma recentemente alcune popolazioni sono rimaste stabili mentre altre hanno mostrato segni di ripresa.”
I leoni si sono già estinti in 26 Paesi dell’Africa e oggi sono presenti soltanto in 27 Stati del continente. Con l’espansione della popolazione umana e le relative attività tra cui l’allevamento del bestiame, gli habitat dei leoni si frammentando a ritmi molto veloci, fino a scomparire. Ciò porta ad una minore disponibilità di prede selvatiche per questi grandi felini e a maggiori occasioni di conflitto uomo-natura.
Perdita degli habitat, commercio illegale e conflitti uomo-natura: le principali minacce per i leoni
I leoni devono affrontare molteplici minacce, spesso aggravate dall’assenza di azioni di conservazione coerenti e integrate e di adeguate politiche di gestione del territorio. Innanzitutto, gli habitat di questi felini si stanno degradando e frammentando a ritmi senza precedenti perché la popolazione sul territorio africano è in crescita ed è destinata a raddoppiare entro il 2050. Così le aree che in origine ospitavano i leoni e altre specie ora vengono convertite in terreni agricoli o utilizzate per l’estrazione mineraria. Come se non bastasse, la frammentazione degli habitat acuisce la perdita di diversità genetica, rendendo i leoni più vulnerabili alle malattie e diminuendo il successo riproduttivo della specie. Sparendo gli habitat diminuiscono anche le prede disponibili per i leoni, anche se la principale causa della scomparsa delle prede è il commercio di carne di animali selvatici.
“La caccia di sussistenza ha causato un diffuso declino della fauna selvatica ed è la principale minaccia per i leoni all’interno delle aree protette” spiega il WWF. – “Oltre a ridurre le prede, l’uso di trappole, lacci, veleni, crea infiniti pericoli per la specie, che caccia su territori molto vasti. Sono infatti molti i leoni che rimangono feriti o uccisi dalle trappole destinate ad altri animali.”
Un’altra enorme minaccia per il re della savana è rappresentato dal commercio illegale di questi enormi felini e delle loro parti, come la pelle, i denti e gli artigli, richiestissime dai collezionisti e usati dalla medicina tradizionale cinese. Sono ancora tantissimi gli allevamenti-lager illegali in cui i leoni sono sono tenuti prigionieri e sottoposti a torture in attesa di diventare “trofei” per la cosiddetta “canned hunting”, ovvero la caccia di animali selvatici tenuti in cattività.
Anche i conflitti tra gli esseri umani e i leoni sono una delle principali cause del declino di questi mammiferi. In diverse zone dell’Africa i leoni entrano frequentemente in conflitto con gli esseri umani quando il bestiame viene allevato nel loro habitat. Molto spesso i leoni vengono visti come nemici delle comunità e uccisi senza pietà.
“Questi conflitti si verificano sia all’interno che all’esterno delle aree protette” – chiarisce il WWF – “Al di fuori, dove la fauna selvatica e l’uomo condividono lo stesso spazio, in assenza di misure efficaci e di progetti di conservazione dedicati, il conflitto può portare a estinzioni locali e alla perdita di individui o gruppi di leoni. All’interno delle aree protette, i conflitti si concentrano soprattutto, verso i confini dove sia i leoni possono occasionalmente uscire dall’area protetta sia gli allevatori possono invadere l’area protetta.”
Tale fenomeno ha un impatto molto pesante sulla popolazione dei leoni e sulla gerarchia di questi felini, ad esempio a causa dell’aumento della mortalità degli adulti. Infine, anche il cambiamento climatico conduce ad un aumento dei i conflitti tra uomini e leoni perché le aree protette, grazie all’integrità degli ecosistemi, hanno una maggiore disponibilità d’acqua e gli allevatori, nei periodi di siccità (sempre più frequenti) entrano nelle riserve protette per abbeverare le loro mandrie.
Fonte: WWF
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