Un recente studio scientifico ha dimostrato come avere la consapevolezza dei proprietari delle emozioni provate dagli animali da lavoro come cavalli, asini e muli significhi maggior benessere. La ricerca potrebbe dare un importante contributo a rafforzare le azioni di protezione degli animali nel mondo
Gli animali sono esseri senzienti, provano dolore quando vengono macellati, sfruttati mentre si rallegrano nel ricevere una carezza. Esattamente come noi umani, anche gli animali hanno una loro sensibilità, hanno delle emozioni, ma non tutti ne tengono conto e ignorano le potenzialità di queste.
Lo dimostra un recente studio scientifico pubblicato sulla rivista Journal of Applied Animal Welfare Science (JAAWS) e incentrato su quanto il prendere consapevolezza della sensibilità degli animali possa influire sul loro stato di benessere.
Sul tema si sono interrogati i ricercatori dell’Università inglese di Portsmouth assieme al Donkey Sanctuary, che hanno voluto approfondire i pilastri della relazione uomo-equide, scoprendo cosa possa incidere positivamente su questa e a cosa prestare maggiore attenzione.
Oggetto di studio sono stati cavalli, asini e muli da lavoro in diversi contesti di 6 Paesi internazionali. Gli studiosi hanno visitato alcune comunità in Egitto, Messico, Pakistan, Senegal e Spagna e Portogallo, osservato gli equidi e sottoposto ai proprietari dei questionari di valutazione del benessere dei loro animali.
Tra le domande si chiedeva anche di descrivere la personalità dell’animale, il tipo di relazione esistente, le interazioni con i simili.
Lo studio mirava a determinare se esiste una relazione tra gli atteggiamenti del proprietario e il benessere dei loro equidi da lavoro e se queste relazioni differiscono tra le culture” riportano i ricercatori.
I risultati
Dei 378 proprietari di equidi intervistati, la stragrande maggioranza – 82% – ritiene che gli animali abbiano una loro sensibilità, contro il 18% che non ne è convinto. Il 92% proprietari pensa che il loro equide provi dolore, mentre solo l’8% si dichiara insicuro al riguardo.
Se da un lato c’è chi considera gli equidi solamente strumenti da lavoro, riportando in tutte le risposte la parola “lavoro”, dall’altro c’è chi invece si riferisce a loro come “compagni”, “membri della famiglia”, dichiarando apertamente un forte legame affettivo. Ciò varia tuttavia da Paese a Paese. Nella tabella le riposte per contesto.
Gli studiosi hanno scoperto che proprio in quest’ultima circostanza ossia nella prospettiva affettiva, gli animali godevano di uno stato di salute migliore e se si considerava il possibile dolore provato, allora gli equidi avevano una minore probabilità di diventare zoppi. Ciò è associato a una propensione a ridurne la sofferenza.
Con i dati raccolti, lo studio potrebbe contribuire a intensificare le azioni di protezione degli animali e garantire un maggiore benessere.
Promuovere la connessione emotiva e la consapevolezza della sensibilità animale tra i proprietari di equidi da lavoro potrebbe potenzialmente influenzare gli atteggiamenti e portare a miglioramenti nel benessere degli equidi da lavoro nel mondo” ha commentato Faith Burden del The Donkey Sanctuary.
Fonte: JAAWS
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