Epidemia dimenticata: con oltre 280 milioni di volatili morti, come sta evolvendo l’influenza aviaria?

Il virus H5N1 ha causato la morte di milioni di uccelli e mammiferi in tutto il mondo, mettendo a rischio la biodiversità. Nonostante l'allarmante diffusione, il suo impatto è ancora poco raccontato

La scia di morte che l’influenza aviaria H5N1 continua a portarsi dietro è sempre più estesa, arrivando a toccare anche l’Antartide, come racconta un nuovo studio pubblicato su Nature Communication.

Con oltre 280 milioni di uccelli morti dal 2021, questa epidemia ha causato il più grande declino improvviso della popolazione mondiale di uccelli selvatici degli ultimi decenni. E non si tratta solo di uccelli: decine di migliaia di mammiferi sono stati colpiti, e il virus ha raggiunto persino l’Antartide, causando morie di elefanti marini e otarie.

Nonostante la portata globale dell’epidemia, l’impatto sulla biodiversità, l’agricoltura e la salute umana è stato sorprendentemente poco discusso. “Non sono sicuro che il pubblico sia consapevole dell’importanza dell’influenza aviaria”, ha affermato al quotidiano inglese The Guardian il professor Ashley Banyard, virologo dell’Animal and Plant Health Agency (APHA) del Regno Unito.

Un’epidemia globale

L’H5N1, originario degli allevamenti di pollame in Cina nel 1996, è diventato il virus dominante dell’influenza aviaria a livello globale nel 2021. Da allora, si è diffuso in tutti i continenti tranne l’Oceania, causando morie di massa di uccelli selvatici e decimando intere popolazioni.

L’ornitologo Peter Stronach è stato testimone diretto della devastazione. Nel maggio 2022, ha trovato decine di uccelli morti sulla spiaggia di Littleferry in Scozia, un evento senza precedenti in estate. Nei mesi successivi, la situazione è peggiorata, con migliaia di uccelli marini morti.

L’influenza aviaria ha causato la perdita più significativa e improvvisa di uccelli degli ultimi decenni. Alcune delle specie di uccelli marini più longeve potrebbero impiegare anni per riprendersi. L’epidemia ha colpito in modo particolarmente duro le specie con una piccola diffusione geografica.

Nel Solway Firth, un terzo della popolazione mondiale di oche facciabianca delle Svalbard è morto. In Europa, il 40% della popolazione di pellicani dalmati dell’Europa sud-orientale è stato decimato. Il Regno Unito ha perso tre quarti degli stercorari maggiori nei siti monitorati. In Perù e Cile, oltre 20.000 leoni marini sudamericani sono morti a causa dell’HPAI, rappresentando circa il 9% della popolazione regionale.

Una minaccia in continua evoluzione

L’influenza aviaria si diffonde rapidamente. Il virus è presente nelle feci, nel muco, nel sangue e nella saliva, rendendolo altamente contagioso: un uccello è in grado di infettarne fino a 100. Un cucchiaino di feci è sufficiente per uccidere un’intera casa di polli o tacchini, con tassi di mortalità che possono raggiungere il 100%.

L’epidemia ha colpito anche i mammiferi. A marzo 2024, l’influenza aviaria ha iniziato a diffondersi tra i bovini negli Stati Uniti, segnando la prima volta che un virus dell’influenza aviaria è stato trovato nelle mucche. Oltre 100 mandrie sono state colpite, con probabili casi non ancora segnalati.

Il rischio per gli esseri umani

Man mano che il virus si evolve, potrebbe diventare una minaccia sempre più grande per le persone. Negli Stati Uniti, ci sono stati nove casi di H5N1 negli esseri umani, anche se i sintomi sono stati relativamente lievi. Finora, non ci sono prove che l’H5N1 si stia diffondendo tra le persone, ma il tasso di mortalità nei casi in cui gli esseri umani sono stati infettati tramite contatto con animali è superiore al 50%.

Il futuro dell’epidemia

Nell’ottobre 2023, l’influenza aviaria ha raggiunto la regione antartica, uccidendo centinaia di foche nella Georgia del Sud. Gli scienziati temono che il numero effettivo di morti possa essere molto più alto a causa della difficoltà di monitorare la fauna selvatica in questa vasta area.

Nonostante alcune specie, come i pinguini, sembrano essere state meno colpite, la situazione rimane preoccupante. Il virus continua a evolversi e potrebbe diventare ancora più pericoloso o trasmissibile. Gli esperti sottolineano l’importanza di un monitoraggio costante e di una maggiore consapevolezza pubblica sull’impatto dell’influenza aviaria.

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