Il dodo ha sempre meno segreti. Il suggestivo uccello, endemico dell'isola di Mauritius, scomparve attorno al 1660, dopo l'arrivo sull'isola dei portoghesi e degli olandesi. Di recente un team di scienziati del Sudafrica ha studiato le ossa di 22 esemplari scoprendo tante novità su questi uccelli
Il dodo ha sempre meno segreti. Il suggestivo uccello, endemico dell’isola di Mauritius, scomparve attorno al 1660, dopo l’arrivo sull’isola dei portoghesi e degli olandesi. Di recente un team di scienziati del Sudafrica ha studiato le ossa di 22 esemplari scoprendo tante novità su questi uccelli.
Il gruppo di ricercatori dell’Università di Cape Town ha rivelato che prima di “conoscere” l’uomo, il dodo non aveva predatori. Inoltre, gli uccelli deponevano le uova nel mese di agosto. La schiusa dei piccoli avveniva circa a un mese di distanza e la loro crescita era molto veloce. Essi diventavano grandi e indipendenti nell’arco di pochi mesi per poter affrontare indenni il rigido clima dell’estate australe.
Delphine Angst e il suo gruppo hanno analizzato al microscopio le ossa di 22 esemplari di dodo per saperne di più sulla crescita degli uccelli.
“Prima del nostro studio sapevamo molto poco su questi uccelli”, ha detto Angst.
Gli scienziati possono oggi spiegare i modelli di crescita delle ossa dei pulcini. La velocità avrebbe dato loro un vantaggio di sopravvivenza nel momento in cui i cicloni avrebbero colpito l’isola tra novembre e marzo, con la conseguente minore disponibilità di cibo per gli uccelli.
Tuttavia, questi ultimi impiegavano diversi anni per raggiungere la maturità sessuale, probabilmente perché gli adulti mancavano di predatori naturali.
Anche se le raffigurazioni artistiche li ritraggono come uccelli colorati, secondo le testimonianze tramandate dai marinai della zona, il dodo era coperto di piume nere o di colore grigio. E la nuova ricerca sembra confermarlo.
“Il dodo era piuttosto un uccello grigio e durante la muta aveva un piumaggio nero,” ha spiegato Angst. “Quello che abbiamo scoperto usando i nostri metodi scientifici si adatta perfettamente a quello che i marinai avevano scritto in passato”.
La ricerca potrebbe far luce anche sull’estinzione del dodo, avvenuta circa 350 anni fa, meno di 100 anni dopo l’arrivo degli esseri umani sull’isola.
Secondo lo studio, per la prima volta l’animale venne descritto nel 1598 dai marinai olandesi e si estinse tra il 1662 e il 1693. Ciò lo ha reso un’icona dell’estinzione indotta dall’uomo. Il mito che voleva che tali animali fossero stati cancellati dalla Terra a causa della caccia non ha basi solide, ma secondo la nuova ricerca la “colpa” è da imputare al’introduzione, da parte dei colonizzatori, di mammiferi invasivi, in particolare scimmie, cervi, suini e ratti.
Secondo il mito legato al nome dell’uccello, se il termine portoghese doudo significava “sempliciotto” e poteva essere interpretato come “preda facile”, dall’altra il termine olandese walgvogel significa invece “uccello disgustoso”. Di conseguenza, è più probabile che la sua carne non fosse amata dai coloni e che la sua fine sia stata dovuta all’introduzione di specie animali antagoniste. Il dodo, non sapendo volare, costruiva il proprio nido per terra. Ciò lo rendeva vulnerabile agli attacchi degli altri mammiferi.
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Tanti sono ancora i segreti che questi bellissimi animali nascondono anche perché i campioni ossei sono rari. Una cosa sembra certa. Anche centinaia di anni fa, l’uomo riuscì a decretarne il triste destino.
Francesca Mancuso