Giocava e nuotava sia con le balene adulte che con i loro cuccioli. Strofinava il suo muso contro gli immensi corpi e veniva ricambiato affettuosamente. Nel 2011, gli ecologisti Alexander Wilson e Jens Krause, del Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries di Berlino furono davvero molto sorpresi di scoprire che nel mare che circonda le Azzorre, a largo delle coste del Portogallo, all’interno di un gruppo di capodogli (Physeter macrocephalus) c’era un delfino tursiope adulto (Tursiops truncatus), affetto da una deformità alla spina dorsale.
Giocava e nuotava con le balene. Strofinava il suo muso contro gli immensi corpi e veniva ricambiato affettuosamente del gesto. Nel 2011, gli ecologisti Alexander Wilson e Jens Krause, del Leibniz-Institute of Freshwater Ecology and Inland Fisheries di Berlino furono davvero molto sorpresi di scoprire che nel mare che circonda le Azzorre, a largo delle coste del Portogallo, all’interno di un gruppo di capodogli (Physeter macrocephalus) c’era un delfino tursiope adulto (Tursiops truncatus), affetto da una deformità alla spina dorsale.
Tra gli animali terrestri, le interazioni tra diverse specie non sono rare. Queste alleanze, per lo più temporanee, nascono per la necessità di nutrirsi, o di proteggersi contro i predatori. Ma potrebbero anche soddisfare un desiderio di compagnia di altri animali. Non era mai stata osservato, invece, un simile comportamento tra capodoglio e delfino, sebbene entrambi siano animali molto socievoli e infinitamente sensibili.
Questa associazione potrebbe essere iniziata, suggeriscono gli esperti, grazie al “wakeriding”, ovvero comportamento che adottano i delfini quando cavalcano le onde lasciate dalle barche o, appunto, dai grossi cetacei come le balene. Potrebbe, insomma, essere nato tutto come un semplice gioco. Successivamente, la forma particolare della colonna vertebrale del delfino in questione avrebbe avuto un ruolo determinante nel fare iniziare questa speciale relazione con le grandi e lente balene.
Forse il cetaceo, affetto da una deformità, non ha potuto tenere il passo, o è stato preso di mira da altri membri del suo gruppo di delfini, suppongono i ricercatori senza averne alcuna certezza. O ancora potrebbe essere stato considerato come non minaccioso e quindi messo a fare da “babysitter” ai piccoli (i capodogli alternano tra i membri del gruppo le immersioni, lasciando sempre un adulto vicino alla superficie per guardare i più giovani, che non possono immergersi a grandi profondità per molto tempo).
La verità, però, è che chiedersi perché le balene abbiano adottato tra loro un animale di un’altra specie è una domanda da un milione di dollari che resterà per sempre senza risposta, donando ancor più fascino al nostro fantastico regno animale.
Roberta Ragni