Un nuovo ceppo virale più mortale per i cetacei circola in tutto il Mediterraneo: si tratta sempre morbillivirus, che uccide i delfini.
Un nuovo ceppo virale più mortale per i cetacei circola in tutto il Mediterraneo: si tratta sempre morbillivirus, i cui diversi ceppi negli ultimi 25 anni hanno già causato numerose morie. Già nel 1990, un migliaio di delfini morirono nel Mediterraneo e oggi ancora il virus più letale e pericoloso per i delfini e tutti i cetacei sta circolando di nuovo nei nostri mari.
Secondo gli scienziati della Fundación Oceanogràfic e dell’Istituto Zooprofilattico siciliano, lo stesso patogeno rilevato nella Comunità Valenciana ha ucciso sette delfini in Sicilia. Una vera strage, ma i ricercatori hanno bisogno di ulteriori ricerche per determinare come si muove questo morbillivirus e quale possa essere il suo potenziale impatto sulle popolazioni di cetacei che abitano il Mare Nostrum.
Ma cos’è morbillivirus? In che modo influenza i delfini?
“Il morbillivirus è ora l’agente patogeno più letale per i cetacei – spiega Consuelo Rubio-Guerri, coordinatore della ricerca della Fondazione Oceanogràfic. Negli animali selvatici è molto difficile controllare l’azione di un tale agente patogeno, quindi per il momento non prevediamo di sviluppare un vaccino o un trattamento specifico, ma è importante sapere il più possibile sulla malattia e sulla sua evoluzione”.
Nell’ultimo quarto del secolo, diverse varianti di questo agente patogeno hanno causato massicce epidemie con elevata mortalità in tutto il mondo, di cui le più gravi, nel 1988, hanno ucciso circa la metà dei delfini tursiopi dell’Atlantico americano.
Il morbillivirus dei cetacei fu descritto per la prima volta nel 1990. Fu poi confermato che la grande mortalità in massa dei delfini tursiopi osservata sulla costa atlantica americana alla fine degli anni ‘80 era dovuta a questo patogeno e non, come inizialmente pensato, ad un agente tossico. Gli animali colpiti hanno mostrato sintomi di una strana condizione che combinava polmonite, encefalite e danni al sistema immunitario.
Negli ultimi 25 anni diversi ceppi di morbillivirus hanno causato numerose e imponenti epidemie. Nel 1990, un migliaio di delfini furono trovati morti nel Mediterraneo e poco dopo circa un centinaio di delfini nel Golfo del Messico. Altri episodi, poi, nel Mediterraneo, si sono verificati tra il 2007 e il 2011.
L’anno scorso, le analisi condotte da Rubio-Guerri su cinque delfini raccolti sulla costa valenziana hanno contribuito a spiegare il mutamento della malattia: questi animali, uccisi come casi isolati anziché in vera grande epidemia, erano stati infettati da un ceppo del nuovo virus nel Mediterraneo, molto probabilmente introdotto da animali dell’Atlantico.
Ora i nuovi delfini morti confermano questa ipotesi. Come spiegano i ricercatori in Scientific Reports, il ceppo che ha ucciso questi delfini mostra “differenze sostanziali” con quello rilevato nelle epidemie nel Mediterraneo nel 1990, 2007 e 2011, mentre ha somiglianze con le varianti trovate nell’Atlantico nel 2007, 2011 e 2013.
Gli scienziati non sanno ancora perché il nuovo ceppo non provochi epidemie, sebbene sia più aggressivo negli individui colpiti. Una possibilità è che la maggior parte dei delfini, ma non tutti, abbiano già un’immunità contro questa varietà.
Intanto la veterinaria Chelo Rubio chiarisce che il morbillivirus viene dalla famiglia del morbillo nell’uomo o dal cimurro nei cani, ossia appartiene alla famiglia delle Paramixoviridae. Fino al 1988 si riteneva che esistessero solo quattro di questi tipi di virus: morbillo, cimurro canino, peste bovina e parassiti dei ruminanti. Fu allora che i delfini iniziarono a morire a causa di una strana malattia che colpisce soprattutto il sistema respiratorio e nervoso, che provoca una deficienza immunitaria e che provoca la morte dei delfini (e altri cetacei) a causa di infezioni secondarie e non per il virus stesso.
Anche questo nuovo ceppo, insomma, apparterrebbe a questa famiglia ed è noto come morbillivirus cetaceo o, anche, morbillivirus delfino. Tuttavia, non sono gli unici interessati perché sarebbe anche “suddiviso in tre gruppi distinti: il morbillivirus delle focene, il morbillivirus dei delfini e il morbillivirus delle balene pilota”, come sottolineato da Manuela Echeverri-Zuluaga e il suo team nello studio Dolphin Morbillivirus.
Insomma, la “lotta” è lunga e dura. Quel che è certo è che il morbillivirus dei cetacei è un virus specifico della specie e non è una malattia che può essere trasmessa all’uomo.
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Germana Carillo
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